A partire dagli anni settanta, anni in cui il consumo 'voluttuario' della cannabis iniziò a diffondersi in ampie fasce della popolazione, cominciarono ad emergere le prime testimonianze di pazienti che riferivano che la inalazione di derivati della cannabis li aiutava a controllare la nausea e il vomito causati dalla chemioterapia.
Queste esperienze aneddotiche, divenute via via più numerose, diedero impulso ad alcune verifiche sperimentali, nelle quali l'efficacia antiemetica del delta-9-tetraidrocannabinolo (THC) veniva messa a confronto, con rigorosa metodologia scientifica, con quella dei farmaci convenzionali o di un placebo. I risultati di questi studi, pubblicati a partire dal 1979, erano tutti concordi nel confermare che i cannabinoidi risultavano più efficaci delle terapie convenzionali [1-4].
Il dato è stato confermato nei successivi anni ottanta in numerosi altri studi [5-33]. Una revisione sistematica pubblicata recentemente sull'autorevole rivista medica British Medical Journal [34], ha passato in rassegna tutti gli studi pubblicati sull'argomento e ne ha selezionati almeno trenta che rispondono a criteri di estremo rigore scientifico, coinvolgenti circa millequattrocento pazienti. In tutti questi studi l'efficacia antiemetica dei cannabinoidi è risultata superiore a quella dei farmaci convenzionali (proclorperazina, metoclopramide, clorpromazina, tietilperazina, aloperidolo, domperidone e alizapride).
A seguito di tali indiscutibilievidenze, la severissima Food and Drug Administration (FDA), l'organo statunitense deputato al controllo sui farmaci, ha autorizzato, a partire dal 1985, l'immissione in commercio di un analogo sintetico del THC, il dronabinol (nome commerciale Marinol®), con questa specifica indicazione. Un altro cannabinoide sintetico, il nabilone (nome commerciale Cesamet®), fu di li a poco autorizzato al commercio in Gran Bretagna. Attualmente tali farmaci sono comunemente reperibili anche in Canada, Belgio, Germania, Olanda, Svizzera, Israele e Sud Africa.
Un gruppo di ricercatori statunitensi ha recentemente chiarito i presupposti razionali delle proprietà antiemetiche dei cannabinoidi. Gli autori di questo studio hanno dimostrato che i cannabinoidi endogeni hanno un ruolo di primo piano nella modulazione delle aree del cervello deputate al controllo del vomito. I derivati della cannabis, sia quelli naturali che quelli sintetici, agiscono stimolando i recettori CB1 presenti in queste aree [35].