Questa serie di pronunciamenti ha spesso provocato aspri conflitti tra le autorità federali e quelle dei singoli stati.
Una causa intentata nel 1998 dal governo federale contro la Oakland Cannabis Buyers Cooperative, una cooperativa di produttori, si era risoIta in primo grado con un esito sfavorevole alla Cooperativa, in quanto la Corte Distrettuale l'ha diffidata dal continuare la sua attività. Nel grado di appello, invece, le difese basate sulla necessità dimostrabile delle cure mediche e dell'aspetto terapeutico della questione, hanno portato alla revoca della diffida. A questo punto, però, è intervenuto il Governo che ha ottenuto la revisione del processo da parte della Corte Suprema, la quale, con un secco voto unanime, ha ribadito che la produzione e la distribuzione di marijuana rimangono illecite anche se praticate a scopo medico.
Se la sentenza dovesse essere applicata dovrebbero immediatamente chiudere le decine di cooperative di produttori nate dopo i risultati dei referendum e i medici non potrebbero più prescrivere ai loro pazienti questo tipo di cure.
La decisione della Corte suprema ha però scatenato un vero e proprio caso politico,
con il presidente Bush che annuncia un giro di vite e il governo californiano "liberal"
deciso a disobbedire alle imposizioni centrali.
«La California continuerà ad assolvere al suo ruolo storico - dice il ministro californiano della Giustizia Lockyer - resterà un laboratorio delle politiche più avanzate a favore dei cittadini. Vogliamo aiutare i nostri ammalati che non hanno altre speranza di alleviare le loro sofferenze». Lo confortano numerose testimonianze di pazienti in cura. Angel McClary, 35 anni e un tumore al cervello inoperabile, dice che dal 1998 la marijuana le è indispensabile per alleviare le sue sofferenze: «Adesso dovrei andare alla ricerca di uno spacciatore? La Corte Suprema vuole gettarmi nelle braccia dei criminali».
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