Rassegna stampa 2006 |
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21 maggio 2006
"La cannabis è un farmaco, trattiamola come tale"
I responsabili nazionali Sanità e Tossicodipendenze della CGIL sull'uso terapeutico della marijuana.Giuseppe Bortone Roberto Polillo *
A proposito della legge Fini Giovanardi sulle droghe, episodi recenti ed allarmanti mostrano che noi, come molti altri, avevamo fin troppo ragione a definire quel testo «pericolosissimo»: si tratta di una vera e propria mina vagante, che il nuovo Governo dovrà disinnescare al più presto abrogando la legge. Al suo posto il centrosinistra dovrà varare un nuovo quadro legislativo. Per delineare quest’ultimo già esistono validi elementi di riferimento, come ad esempio la proposta di legge Turco Boato presentata nel luglio del 2003, e non potrà essere elusa, d’altra parte, la necessità di organizzare una seria e vera conferenza governativa sul tema con la partecipazione di operatori e consumatori. Del resto, nel voluminoso programma dell’Unione sono già contenute proposte concrete sul rilancio dei servizi, pubblici e del privato sociale, nel settore delle dipendenze, e sulla depenalizzazione di tutte le condotte legate al consumo di sostanze. Ma si parla anche, in quel testo, di «consumo terapeutico». Si allude con quest’espressione, evidentemente, agli usi appunto «terapeutici» dei derivati della cannabis: una sostanza che per la legge Fini-Giovanardi è pericolosa quanto e più della cocaina. Noi abbiamo sostenuto negli anni scorsi le battaglie degli operatori dei servizi in questo settore, ma non possiamo dimenticare che esiste anche una battaglia culturale ed etica dei pazienti che si curano con la cannabis. Non alludiamo qui solo alle testimonianze individuali, ai singoli drammi umani (che pure, per chi ha potuto osservarli da vicino, hanno un loro peso, morale e politico): esistono infatti da parecchi anni studi e ricerche condotti con i criteri più aggiornati e rigorosi della farmacologia. Le valutazioni degli effetti dei cannabinoidi devono essere effettuate, come ha sostenuto la rivista Nature nel 2001, con gli strumenti propri della farmacologia. E questo è stato fatto ad esempio in Inghilterra in un trial clinico a «doppio cieco», con somministrazione di placebo condotto su più di 600 pazienti afflitti da sclerosi multipla. I risultati ottenuti, illustrati su un numero del Lancet del novembre 2003, portarono i ricercatori a concludere che rispetto a sintomi gravi - quali la spasticità, i dolori acuti, le difficoltà di deambulazione - sui quali altri farmaci precedentemente testati avevano agito in scarsa misura, i derivati della cannabis avevano avuto effetti certo limitati, ma comunque rilevanti e indiscutibili. Noi pensiamo, di conseguenza, che sia necessario arrivare al più presto, anche in Italia a una sperimentazione sull’efficacia terapeutica della cannabis (sotto forma di pianta, e attraverso suoi derivati) che sia seria, estesa e completa da tutti i punti di vista: criteri rigorosi di verifica su patologie individuate come significative, tra cui asma e glaucoma, e sulla varietà dei modi di assunzione. Nel frattempo è necessario garantire ai pazienti l’accesso regolare e tempestivo ai prodotti commercializzati all’estero con cui già si curano, senza intralci burocratici o pregiudizi moralistici, dichiarati o di fatto: ci riferiamo in particolare alle difficoltà registrate nell’approvvigionamento del Bedrocan, un medicinale che si assume per inalazione, è commercializzato in Olanda, ed è considerato efficacissimo e indispensabile da numerosi pazienti nel nostro paese.
*Responsabili per le politiche sulle Tossicodipendenze e della Salute della Cgil Nazionale |
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