ASTI
Ogni anno in Italia vengono diagnosticati 1800 nuovi casi di Sclerosi multipla, una delle malattie più gravi del sistema nervoso centrale: grave perché cronica, perché insorge, statisticamente, soprattutto in età giovanile (tra i 20 e i 30 anni) e perché può rivelarsi progressivamente invalidante. Ad oggi, dalla sclerosi multipla non si guarisce, ma la ricerca sta facendo incoraggianti passi in avanti. Ieri, al teatro Alfieri, su iniziativa della sezione astigiana dell’Aism si è discusso delle terapie: un convegno ad alto livello, proseguito per tutto il giorno, in un dibattito per nulla scontato. Ad accendere il confronto (e a dividere il mondo scientifico) la pubblicazione l’altro ieri su Lancet, una delle più importanti e prestigiose riviste mediche mondiali, di una ricerca realizzata in Inghilterra sull’uso dei derivati della cannabis nella terapia sintomatologica della Sclerosi. Allo studio realizzato dal ricercatore Alan J.Thompson si affianca quello del collega Geoffrey Guy entrambi presenti ieri ad Asti. I risultati fanno discutere. Semplificando: pur non essendo stato riscontrato da un punto di vista rigorosamente medico, un miglioramento delle condizioni dei malati, la maggioranza di quelli sottoposti al nuovo trattamento ha dichiarato un beneficio nelle proprie condizioni di vita: riduzione degli spasmi, del dolore, riacquisto di una certa autonomia. «Ed è da escludere, per la metodologia utilizzata nella ricerca, che si tratti di effetto placebo» spiega Mario Battaglia presidente nazionale dell’Aism (presidente onorario è Rita Levi Montalcini). Non tutto d’accordo il mondo scientifico (forti dubbi sono stati espressi anche dal primario della Neurologia di Asti, Walter Troni). Al convegno era presente anche Salvatore Grasso, presidente dell’Associazione per la cannabis terapeutica (Act): «C’è un problema culturale da superare - spiega - Come si dice cannabis si pensa subito allo spinello: ma qui è completamente un’altra cosa, si tratta di medicine che servono, noi ne siamo convinti, a dare una qualità di vita migliore ai malati di sclerosi». Gli effetti collaterali dei nuovi prodotti sarebbero, secondo i ricercatori, molto meno pesanti di alcuni trattamenti finora utlizzati. La ricerca inglese è stata finanziata dal corrispettivo britannico dell’Istituto superiore della sanità dopo una pronuncia favorevole della Camera dei Lords. «Noi non riusciamo neanche a far discutere un ordine del giorno sull’utilizzo terapeutico dei derivati della cannabis, firmato da consiglieri di quasi tutti gli schieramenti, compreso il centrodestra» spiega il consigliere regionale dei radicali Bruno Mellano. E da Asti parte una richiesta dell’Aism. Spiega Battaglia: «Anche in Italia dovrebbe essere promossa un’ampia ricerca finanziata dal ministero della Salute coinvolgendo i centri clinici di riferimento per la malattia, che valuti l’efficacia di questi derivati sui sintomi e che utilizzi i più accurati metodi di valutazione degli effetti».
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