Rassegna stampa 2002 |
|
27 GIUNO 2002
DROGA Con voto quasi unanime,
solo tre contrari e tre astenuti, il Consiglio regionale chiede al governo e al
Parlamento di dare corso alla terapia con canapa indiana
Friuli Venezia Giulia,
sì all’uso medico della marijuana
Via libera anche a un
ordine del giorno: la sperimentazione deve dimostrare l’efficacia della cura
TRIESTE - Un voto trasversale, in pratica all'unanimità, per chiedere al
governo e al Parlamento italiano di regolamentare l'uso medico della canapa
indiana e dei suoi derivati. Una questione all'apparenza spinosa, risoltasi
invece nell'aula del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia senza
particolari contrapposizioni, che ha visto l’assemblea seguire l'indicazione
già espressa al Pirellone dai colleghi della Lombardia.
Solo tre i voti contrari, una parte di An, su un testo proposto dal verde Mario
Puiatti che, al momento del deposito, aveva raccolto già una ventina di firme a
sostegno della mozione. Da Rifondazione comunista a Forza Italia, dai Ds ai Ccd,
dalla Margherita alla Lega Nord. Uno spaccato dei 60 consiglieri regionali (in
40 hanno preso parte alla votazione) pronti ad approvare il documento con 34
voti favorevoli, 3 contrari e altrettanti astenuti. Ad accompagnare la mozione
un ordine del giorno, presentato da Giovanni Vio (Forza Italia) e Matteo
Bortuzzo (Lega Nord) e approvato (20 favorevoli, 5 contrari, 12 astenuti), che
nella sostanza chiede di verificare attraverso una sperimentazione l'efficacia
della marijuana nei trattamenti medici. Un colpo al cerchio e uno alla botte,
per ammorbidire ulteriormente il testo e raccogliere così il maggior numero di
consensi.
«È un passo avanti importante verso il cambiamento della mentalità e della
cultura - spiega Puiatti - perché con questo documento viene superato un tabù.
Un semplice esempio: l'ex ministro alla Sanità, Umberto Veronesi, aveva varato
un provvedimento per incentivare l'uso della morfina nella terapia del dolore.
Ebbene, per un motivo culturale, quella sostanza è ancora poco usata. Non si può
lesinare la morfina a un malato terminale». Una questione umanitaria e
compassionevole, nessuna volontà antiproibizionistica, anche se il
rappresentante dei Verdi non fa mistero delle sue posizioni favorevoli alla
liberalizzazione delle droghe leggere.
«La scelta di approvare l'utilizzo terapeutico della canapa indiana non rientra
nel confronto tra l'approccio proibizionista e quello antiproibizionista sulle
droghe», sta scritto a chiare lettere sulla mozione fatta propria anche
dall'assessore alla Sanita, Valter Santarossa. «Le premesse hanno sgombrato il
campo alle questioni demagogiche e al possibile scontro ideologico - rileva -
approfondendo esclusivamente il campo scientifico. C'è l'obbligo di utilizzare
ogni cura possibile ma, come per tutte le medicine, vale anche per la cannabis
dimostrare l'efficacia». Della giunta regionale non tutti hanno preso parte
alla votazione, mentre l'assessore Paolo Ciani (An), assieme ai colleghi di
partito Adriano Ritossa e Bruno Di Natale, si è espresso negativamente.
«Esiste già un protocollo per l'utilizzo delle piante officinali, in altre
parole curative, dove compare anche la cannabis quindi non si capisce il motivo
di questa mozione - spiega Ritossa, capogruppo del partito di Fini - se non per
il significato surrettizio dell'iniziativa». Il medico Giovanni Castaldo,
sempre consigliere di An, ha invece votato a favore contribuendo con il suo
intervento prettamente scientifico a far cambiare idea a Francesco Serpi (Gruppo
misto). Un voto di coscienza e non di schieramento, sottolineato da una lunga
premessa della mozione pronta a citare tutte le iniziative mondiali nella
terapia del dolore. «Questo voto - sottolinea Cristiano Degano (Ppi-Margherita)
- non ha nulla a che vedere con gli usi per così dire ludici. Anzi, rivendico
con forza la preoccupazione per la diffusione degli spinelli anche nelle scuole
medie. Un fenomeno preoccupante che non può essere messo in correlazione con
gli scopi terapeutici».
Pietro Comelli
|
|
|