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Rassegna stampa 2002
IL MEDICO
«Un salto culturale. Ora speriamo che l'Italia ci segua»
 
 
«Il passo che la Regione ha fatto rende l'Italia un po' meno Italia e un po' più una nazione civile». A parlare così non è un antiproibizionista radicale da sit-in. Ma un medico, Guido Cappelletto, che ogni giorno in corsia, da responsabile della terapia del dolore nella Seconda terapia intensiva del Santa Maria, si confronta con le sofferenze, spesso atroci, dei suoi pazienti. Il Consiglio regionale ha approvato a larga maggioranza la mozione con cui si chiede a Governo e Parlamento di regolamentare l'uso medico della cannabis.

- Da tecnico, cosa ne pensa?

«È un salto culturale che spero faccia tutta l'Italia. Purtroppo, il problema che si è instaurato sull'utilizzo terapeutico della cannabis è estremamente emotivo, perché consiste nel far approvare l'uso medico di una sostanza che di solito viene usato in modo voluttuario. Io non sto proponendo la vendita libera della cannabis, come chiedono da 30 anni gli antiproibizionisti. Ma, da medico, dico che la cannabis può avere una grande utilità in un certo tipo di pazienti, che hanno grossi problemi di dolore».

- In quali casi in particolare?

«La cannabis nel resto del mondo viene utilizzata per i malati di Parkinson e dà sollievo agli effetti secondari della chemioterapia per i pazienti affetti da tumore. Sul dolore la cannabis non è incisiva come la morfina, ma dà minori problemi di dipendenza e minori effetti collaterali».

- Quali sono i "rischi" della morfina, che comunemente viene utilizzata per sconfiggere il dolore?

«La morfina è un farmaco pericoloso. Ad alto dosaggio può dare depressione respiratoria. Ma ci sono anche gli effetti collaterali comuni, come la stipsi e la sensazione di sonnolenza continua. Spesso incontro persone che hanno poco tempo ancora da vivere. E gli ultimi mesi li vogliono trascorrere, sì, senza dolore, ma anche lucidi. Invece, la morfina rende apatici, indifferenti. La cannabis, al contrario, ha un effetto euforizzante».

- La cannabis consentirebbe ai pazienti in fin di vita di vivere in modo più decente l'ultimo periodo della propria esistenza?

«Senz'altro più della morfina. Io non ho nessun'esperienza diretta sull'uso medico della cannabis. Finora è stata usata a titolo sperimentale solo da alcune università. Solo da poco è possibile prescriverla, ma poi nessuno ce l'ha a disposizione perché ne è vietata la detenzione. Io, da medico, posso prescriverla, ma lei da paziente poi non sa dove procurarsela».

Camilla De Mori

 

 

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