«Il passo che la
Regione ha fatto rende l'Italia un po' meno Italia e un po' più una
nazione civile». A parlare così non è un antiproibizionista radicale
da sit-in. Ma un medico, Guido Cappelletto, che ogni giorno in corsia,
da responsabile della terapia del dolore nella Seconda terapia intensiva
del Santa Maria, si confronta con le sofferenze, spesso atroci, dei suoi
pazienti. Il Consiglio regionale ha approvato a larga maggioranza la
mozione con cui si chiede a Governo e Parlamento di regolamentare l'uso
medico della cannabis.
- Da tecnico, cosa ne pensa?
«È un salto culturale che spero faccia tutta l'Italia. Purtroppo,
il problema che si è instaurato sull'utilizzo terapeutico della
cannabis è estremamente emotivo, perché consiste nel far approvare
l'uso medico di una sostanza che di solito viene usato in modo
voluttuario. Io non sto proponendo la vendita libera della cannabis,
come chiedono da 30 anni gli antiproibizionisti. Ma, da medico, dico che
la cannabis può avere una grande utilità in un certo tipo di pazienti,
che hanno grossi problemi di dolore».
- In quali casi in particolare?
«La cannabis nel resto del mondo viene utilizzata per i malati di
Parkinson e dà sollievo agli effetti secondari della chemioterapia per
i pazienti affetti da tumore. Sul dolore la cannabis non è incisiva
come la morfina, ma dà minori problemi di dipendenza e minori effetti
collaterali».
- Quali sono i "rischi" della morfina, che comunemente
viene utilizzata per sconfiggere il dolore?
«La morfina è un farmaco pericoloso. Ad alto dosaggio può dare
depressione respiratoria. Ma ci sono anche gli effetti collaterali
comuni, come la stipsi e la sensazione di sonnolenza continua. Spesso
incontro persone che hanno poco tempo ancora da vivere. E gli ultimi
mesi li vogliono trascorrere, sì, senza dolore, ma anche lucidi.
Invece, la morfina rende apatici, indifferenti. La cannabis, al
contrario, ha un effetto euforizzante».
- La cannabis consentirebbe ai pazienti in fin di vita di vivere in
modo più decente l'ultimo periodo della propria esistenza?
«Senz'altro più della morfina. Io non ho nessun'esperienza diretta
sull'uso medico della cannabis. Finora è stata usata a titolo
sperimentale solo da alcune università. Solo da poco è possibile
prescriverla, ma poi nessuno ce l'ha a disposizione perché ne è
vietata la detenzione. Io, da medico, posso prescriverla, ma lei da
paziente poi non sa dove procurarsela».
Camilla De Mori