Rassegna stampa 2002 |
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dalla cannabis questi
farmaci Gli effetti terapeutici sicuri Il punto sulle
applicazioni e sulla ricerca scientifica
internazionale DI GENNARO SCHETTINI *
L’uso clinico della Cannabis,
così dibattuto oggi, sebbene di antica tradizione ed efficacia
dimostrata a partire dalla pratica medica popolare, attraversa
una stagione quanto mai ricca di applicazioni sperimentali,
sia nella sua forma pura che attraverso i suoi derivati
purificati o sintetizzati. Se, da una parte, i materiali
naturali hanno un’attività variabile ed i loro componenti
necessitano di maggiori standardizzazioni per garantire
effetti terapeutici riproducibili, i composti puri, naturali e
sintetici, non hanno questi inconvenienti, ma possono non
presentare gli effetti terapeutici completi posseduti dalla
pianta. Il composto naturale ad attività cannabinoide più
importante è il tetraidrocannabinolo (delta 9THC), seguito dal
cannabidiolo (CBD) e dal cannabigerolo (CBG). Gli effetti
terapeutici positivi osservati nei trials clinici che
impiegano estratti della pianta non sono tutti ascrivibili al
THC. Infatti gli altri cannabinoidi presenti negli estratti
possono modulare alcuni effetti del THC: ad esempio, il CBD ha
la capacità di ridurre gli effetti ansiogeni indotti dal THC.
A partire dai primi anni ‘80 numerosi trials clinici sono
stati condotti sia con estratti della pianta che con i singoli
derivati, la cui estrazione e successiva sintesi sono state
nel frattempo perfezionate, dimostrando una migliore
applicabilità da parte degli estratti naturali nel trattamento
di determinate patologie, in primis del dolore e degli spasmi
muscolari che affliggono i malati di sclerosi multipla (MS) e
del dolore neurogenico, nei confronti del quale l’estratto
naturale, a differenza del THC sintetico, possiede anche
proprietà antidepressive ed ansiolitiche. I derivati sintetici
sono entrati in commercio soprattutto per combattere la nausea
e l’emesi derivanti dalla chemioterapia. Ma non solo. Il
cannabinoide sintetico HU211, ad esempio, è stato impiegato in
trials per il trattamento dell’emicrania, e soprattutto
dell’ischemia cerebrale e dei danni causati dai radicali
liberi nel trauma cranico, mentre i nuovi prodotti a base di
cannabis realizzati da GlaxoSmithKline sotto forma di spray
sublinguali sono attualmente sottoposti a studi clinici di
fase III per il trattamento del dolore e del sonno nella
cosiddetta "Spinal Cord Injury", del dolore neuropatico nella
sclerosi multipla, ma anche nella sindrome di La Tourette,
nonchè nell’asma. Nel glaucoma, attualmente, sia la cannabis
sia il composto sintetico HU211 si sono dimostrati efficaci
nel ridurre la pressione endooculare nei pazienti refrattari
alle terapie standard, senza comportare l’insorgenza di
tolleranza. I due composti sintetici già commercializzati e
largamente in uso nella pratica clinica sono il Nabilone ed il
Dronabinolo. L’impiego comune per entrambi è per il
trattamento della nausea e del vomito associati alla
chemioterapia antitumorale; inoltre il Dronabinolo è impiegato
efficacemente per combattere l’anoressia e la perdita di peso
da cui sono affetti i pazienti di AIDS, mentre il Nabilone
possiede anche effetti sedativi e psicotropi. Il Nabilone è
un 9transchetocannabinoide somministrato per via orale,
caratterizzato da un profilo farmacocinetico favorevole, con
un’emivita plasmatica di due ore ed un metabolismo soprattutto
a carico del circolo enteroepatico, da cui derivano severe
limitazioni d’uso nei pazienti affetti da disfunzioni
epatiche. Le sue proprietà psicotrope, sebbene non frequenti,
lo rendono particolarmente pericoloso in associazione
all’alcool e a farmaci che agiscono sul sistema nervoso, come
i sedativi e gli ipnotici, con cui possono manifestarsi
allucinazioni, depressione/stimolazione del Sistema Nervoso
Centrale, atassia, stupore, vertigini e convulsioni. Sono
proprio i suoi effetti a livello del S.N.C. che, insieme a
sostanziali dati ne hanno spinto l’uso in uno studiopilota per
combattere la discinesia indotta dalla terapia con levodopa in
pazienti affetti dal morbo di Parkinson (PD). Dai primi dati,
pubblicati su "Neurology" nel 2001, è emerso che il farmaco è
in grado di ridurre efficacemente questo disordine motorio
associato al trattamento di prima linea del PD. Ancora, ma per
ora solo a livello preclinico, sono state evidenziate
proprietà antinfiammatorie a carico del Nabilone in uno studio
pubblicato su "Movement Disorders" di quest’anno, in cui il
farmaco si è dimostrato particolarmente efficace nel controllo
dei segni e sintomi in un modello animale di infiammazione
acuta, ponendo le basi per un ampliamento delle proprietà
farmacologiche di questo promettente cannabinoide
sintetico. L’altro composto attualmente in commercio, il
Dronabinolo, nome comune con cui viene indicato il THC
sintetico, è stato approvato nel 1985 dalla Food and Drug
Administration (FDA) per il trattamento della nausea e del
vomito associati alla chemioterapia antitumorale nei pazienti
refrattari alle terapie antiemetiche convenzionali. L’uso per
via orale ha contribuito alla sua diffusione nella pratica
clinica, fino all’approvazione nel 1992 di un’applicazione
supplementare, il trattamento dell’anoressia e della perdita
di peso nei pazienti affetti da AIDS, giunta in seguito ai
dati significativi emersi da uno studio clinico coinvolgente
139 pazienti per un anno. Sebbene anche per il Dronabinolo
sussistano le stesse controindicazioni del Nabilone,
soprattutto per gli effetti indesiderati a carico del S.N.C.,
che ne restringono fortemente l’uso, impedendo associazioni
farmacologiche con anfetamine, atropina e antipsicotici,
l’impiego per l’indicazione supplementare, cioè nei pazienti
affetti da AIDS, è stato particolarmente supportato dalla
ditta farmaceutica produttrice, sussidiaria della Boehringer
Ingelheim, da sempre impegnata nel trattamento del dolore e
del "discomfort" associato a gravi malattie. La ricerca non
può quindi arrestarsi, a partire dalla necessità di ridurre,
mediante nuove formulazioni o nuovi schemi di dosaggio, gli
effetti negativi che l’uso terapeutico dei prodotti già in
commercio comporta. Ma anche per una migliore
caratterizzazione e standardizzazione delle procedure
estrattive dei componenti della pianta, per ottenere derivati
naturali con proprietà antiiperalgesiche ed antinausea mirate
e di efficacia superiore, ma prive degli effetti collaterali
più pericolosi. Per finire alla definizione, attraverso la
caratterizzazione più completa dei meccanismi molecolari alla
base degli effetti terapeutici, di molecole con
un’applicabilità terapeutica ampia, sicura ed efficace.*
Prof. Ordinario di Farmacologia, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università di Genova |
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