11 maggio 2002
LA POLEMICA
Cannabis, il «no» dei medici
Del Barone (Fnomceo) come Sirchia:
l’efficacia terapeutica non è accertata
Dimostrateci che la canapa indiana è meglio degli oppiacei: in quel caso
potremmo prenderla in considerazione». Apparentemente possibilista, nei fatti
scettico, il ministro della Salute Girolamo Sirchia conferma di essere contrario
alle aperture che si stanno registrando in queste settimane rispetto al
possibile uso della cannabis a fini terapeutici. Per Sirchia la cannabis «è
priva di valore ed evidenza scientifica che ne dimostri potenzialità superiore
ai prodotti di cui già disponiamo sul piano terapeutico». Un giudizio netto,
subito bollato come «miope» dall’esponente dei Verdi Paolo Cento, secondo il
quale il ministro svela «un atteggiamento di chiusura piuttosto che di apertura
verso nuove sperimentazioni per terapie più efficaci contro il dolore». Il
deputato si augura che «la ritrosia» all’uso della cannabis non sia «il
risultato di una strumentale confusione tra l’uso di alcune droghe e la
liberalizzazione del loro uso». Ma un no «assolutamente convinto» arriva da
altri medici: la Fnomceo (Federazione nazionale degli ordini dei medici
chirurghi e degli odontoiatri) per bocca del suo presidente Giuseppe Del Barone
ricorda che «allo stato non vi è nulla di scientificamente accertato che
consenta di ritenere praticabile l’uso terapeutico». Se ne riparlerà «quando
ne verrà provato l’uso nella più totale validità scientifica».
«Vivo apprezzamento» per le dichiarazioni di Sirchia è stato espresso da
Riccardo Pedrizzi, responsabile nazionale di An per le politiche della famiglia.
«La posizione del ministro - afferma Pedrizzi - ha il valore di fare ancora una
volta chiarezza, sgombrando il campo dagli equivoci e ristabilendo i termini
reali della questione. È necessario affermare con forza che hashish e marijuana
non sono medicine, ma droghe pericolose».
Intanto al presidente della Regione Lazio, Francesco Storace, che l’altro ieri
aveva espresso la sua contrarietà all’utilizzo terapeutico della cannabis,
replicano con una lettera aperta i consiglieri regionali lombardi che qualche
settimana fa hanno fatto approvare una mozione favorevole. «Il nostro intento
è proprio quello di separare rigorosamente due questioni: quella del confronto
fra proibizionismo/antiproibizionismo sulle droghe e quella sulla
regolamentazione dell’uso medico della canapa indiana e dei suoi derivati»,
scrivono Yasha Reibman (Radicali- Lista Bonino), Carlo Saffioli (Forza Italia) e
Domenico Zambetti (Cdu). «Nel nostro Paese - proseguono i Consiglieri della
Regione Lombardia - si possono usare gli oppiacei come la morfina ad uso
teraputico. Non siamo per questo un paese antiproibizionista. Semmai è vero il
contrario. La medicalizzazione di una sostanza potrebbe terminare un uso inverso
a quello paventato e contribuire a dare una nuova immagine alla cannabis, non più
sostanza voluttuaria ma farmaco da usarsi secondo prescrizione medica».
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