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Rassegna stampa 2002

Domenica 5 maggio 2002

 
IL MINISTRO DELLA SALUTE INTERVIENE SULLA POLEMICA DELLA CANNABIS A USO TERAPEUTICO

«Luce verde alla marijuana solo se curerà le malattie»

Sirchia: non sono contrario a qualsiasi scoperta che possa portare benefici


ROMA

SE la sperimentazione darà risultati positivi, allora consentiremo l´uso terapeutico della cannabis e dei suoi derivati». Il ministro della Salute, Girolamo Sirchia rompe gli indugi e, «da medico e da scienziato», afferma di non essere pregiudizialmente contrario a qualunque nuova scoperta che possa portare ai pazienti ulteriori benefici.

Ministro, è favorevole all´uso della cannabis come sostanza attiva per un prodotto farmaceutico ?

«Sì, a condizione che venga dimostrata l´efficacia di questi farmaci. Per il bene dei malati occorre muoversi secondo criteri scientifici, senza lasciarsi influenzare dalle spinte ideologiche. Finora nessun medicinale che contenga derivati della cannabis è stato autorizzato in Italia, ma se verrà appurata l´utilità del trattamento non ci saranno barriere o preconcetti né da parte del dicastero della Salute né da parte della Commissione unica del farmaco. Per evitare iniziative che non abbiano basi scientifiche sufficienti, valuteremo l´uso dei cannabinoidi in rapporto a rischi e benefici».

A che punto è la situazione?

«Qualcosa si sta muovendo sul fronte della sperimentazione. Mancano, però, studi comparativi di controllo rispetto alle terapie consolidate,quelle, cioè, di cui è stata documentata la piena efficacia. Pur confermando la mia totale disponibilità ad accogliere i progressi che possono derivare dalla ricerca, vorrei ricordare che, relativamente all´impiego come analgesico dei derivati della cannabis, i farmaci disponibili e rimborsati dal servizio sanitario nazionale consentono già un controllo adeguato del dolore grave nella fase terminale delle patologie».

Quali indicazioni arrivano dalla letteratura scientifica internazionale ?

«Ancora una volta occorre partire dagli oppiacei e procedere per verifiche incrociate di ciò che giova e ciò che danneggia gli ammalati. Per la verità a fare il punto sulla materia ci ha appena pensato uno studio che non dà molti margini di successo alla sperimentazione in atto. Si tratta di un approfondimento assai dettagliato, apparso da poco sull´autorevole rivista "British Medical Journal", che costituisce una revisione sistematica del settore e riferisce come l´uso dei derivati della cannabis non abbia effetti superiori a quelli dei farmaci analgesici oggi disponibili per il controllo del dolore. Prendiamo, poi, il caso del glaucoma. Esistono altre terapie consolidate per ridurre la pressione interna dell´occhio, è sbagliato rischiare finché non si hanno prove certe».

Dopo la Lombardia altri enti locali si stanno attivando per dire sì alla cannabis terapeutica. Come valuta le iniziative ?

«Il dibattito si focalizza in tutto il mondo sui reali effetti antidolorifici e su una seria verifica dei risultati. Invece di prediligere una conoscenza scientifica del problema, mi sembra che in Italia si finisca per ragionare secondo schemi predefiniti, seguendo logiche del tutto diverse. Ideologiche ed emotive. Prendiamo come esempio la prescrizione dei farmaci oppiodi: va sicuramente semplificata. Un conto, però è sburocratizzare le procedure per medicinali di sperimentata efficacia, usati per le terapie anti-dolore in particolare dai malati terminali, un altro è mettere in circolazione e rendere rimborsabili prodotti che vanno scientificamente testati. E´ un percorso da intraprendere a ragion veduta».

E´ una critica alla Lombardia ?

«Mi lascia, pertanto, un po´ perplesso la mozione nella quale il consiglio regionale della Lombardia chiede al governo e al parlamento di regolamentare l´uso medico della canapa indiana e dei suoi derivati. E´ un tema da affrontare in modo rigoroso su cui si è aperto un ampio dibattito in sede internazionale. Prima di permettere una modalità legale di accesso a queste sostanze, va comprovato che esse, sotto il profilo farmacologico, portino dei vantaggi e non abbiano ripercussioni negative sulla salute. Se la sperimentazione documenterà i benefici e fugherà i sospetti di gravi danni ai pazienti, gli organismi preposti, ossia il ministero della Salute e la Cuf, vaglierà le scoperte e rileverà le evidenze scientifiche acquisite ed i possibili sviluppi della ricerca sugli utilizzi in campo medico dei cannabinoidi».

 

 

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