IL MINISTRO DELLA SALUTE INTERVIENE SULLA POLEMICA
DELLA CANNABIS A USO TERAPEUTICO
«Luce verde alla marijuana solo se curerà le
malattie»
Sirchia: non sono contrario a qualsiasi
scoperta che possa portare benefici
ROMA
SE la sperimentazione darà risultati positivi, allora consentiremo l´uso
terapeutico della cannabis e dei suoi derivati». Il ministro della
Salute, Girolamo Sirchia rompe gli indugi e, «da medico e da
scienziato», afferma di non essere pregiudizialmente contrario a
qualunque nuova scoperta che possa portare ai pazienti ulteriori benefici.
Ministro, è favorevole all´uso della cannabis come sostanza attiva per
un prodotto farmaceutico ?
«Sì, a condizione che venga dimostrata l´efficacia di questi farmaci.
Per il bene dei malati occorre muoversi secondo criteri scientifici, senza
lasciarsi influenzare dalle spinte ideologiche. Finora nessun medicinale
che contenga derivati della cannabis è stato autorizzato in Italia, ma se
verrà appurata l´utilità del trattamento non ci saranno barriere o
preconcetti né da parte del dicastero della Salute né da parte della
Commissione unica del farmaco. Per evitare iniziative che non abbiano basi
scientifiche sufficienti, valuteremo l´uso dei cannabinoidi in rapporto a
rischi e benefici».
A che punto è la situazione?
«Qualcosa si sta muovendo sul fronte della sperimentazione. Mancano,
però, studi comparativi di controllo rispetto alle terapie
consolidate,quelle, cioè, di cui è stata documentata la piena efficacia.
Pur confermando la mia totale disponibilità ad accogliere i progressi che
possono derivare dalla ricerca, vorrei ricordare che, relativamente all´impiego
come analgesico dei derivati della cannabis, i farmaci disponibili e
rimborsati dal servizio sanitario nazionale consentono già un controllo
adeguato del dolore grave nella fase terminale delle patologie».
Quali indicazioni arrivano dalla letteratura scientifica internazionale ?
«Ancora una volta occorre partire dagli oppiacei e procedere per
verifiche incrociate di ciò che giova e ciò che danneggia gli ammalati.
Per la verità a fare il punto sulla materia ci ha appena pensato uno
studio che non dà molti margini di successo alla sperimentazione in atto.
Si tratta di un approfondimento assai dettagliato, apparso da poco sull´autorevole
rivista "British Medical Journal", che costituisce una revisione
sistematica del settore e riferisce come l´uso dei derivati della
cannabis non abbia effetti superiori a quelli dei farmaci analgesici oggi
disponibili per il controllo del dolore. Prendiamo, poi, il caso del
glaucoma. Esistono altre terapie consolidate per ridurre la pressione
interna dell´occhio, è sbagliato rischiare finché non si hanno prove
certe».
Dopo la Lombardia altri enti locali si stanno attivando per dire sì alla
cannabis terapeutica. Come valuta le iniziative ?
«Il dibattito si focalizza in tutto il mondo sui reali effetti
antidolorifici e su una seria verifica dei risultati. Invece di
prediligere una conoscenza scientifica del problema, mi sembra che in
Italia si finisca per ragionare secondo schemi predefiniti, seguendo
logiche del tutto diverse. Ideologiche ed emotive. Prendiamo come esempio
la prescrizione dei farmaci oppiodi: va sicuramente semplificata. Un
conto, però è sburocratizzare le procedure per medicinali di
sperimentata efficacia, usati per le terapie anti-dolore in particolare
dai malati terminali, un altro è mettere in circolazione e rendere
rimborsabili prodotti che vanno scientificamente testati. E´ un percorso
da intraprendere a ragion veduta».
E´ una critica alla Lombardia ?
«Mi lascia, pertanto, un po´ perplesso la mozione nella quale il
consiglio regionale della Lombardia chiede al governo e al parlamento di
regolamentare l´uso medico della canapa indiana e dei suoi derivati. E´
un tema da affrontare in modo rigoroso su cui si è aperto un ampio
dibattito in sede internazionale. Prima di permettere una modalità legale
di accesso a queste sostanze, va comprovato che esse, sotto il profilo
farmacologico, portino dei vantaggi e non abbiano ripercussioni negative
sulla salute. Se la sperimentazione documenterà i benefici e fugherà i
sospetti di gravi danni ai pazienti, gli organismi preposti, ossia il
ministero della Salute e la Cuf, vaglierà le scoperte e rileverà le
evidenze scientifiche acquisite ed i possibili sviluppi della ricerca
sugli utilizzi in campo medico dei cannabinoidi». |