Rassegna stampa 2002 |
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Venerdì, 3 maggio 2002 |
Diventa un caso la mozione approvata dal
Polo che prevede l’uso terapeutico. I Popolari: Formigoni in
imbarazzo
Marijuana per i malati,
pasticcio politico
Il voto in Regione divide
l’alleanza di centrodestra. An: rafforzare la linea dura su
droga e spaccio
Il pasticcio del voto in Regione sulla cannabis diventa un
caso politico. I vertici nazionali di An si dissociano dalla
mozione approvata dal Polo e, a livello regionale, il fronte
del no si compatta attorno al capogruppo di An, Romano La
Russa, che arriva a chiedere la «pena di morte per i gradi
spacciatori», e al vice presidente della giunta, Viviana
Beccalossi, che invita il Governo a respingere la mozione
regionale. Se La Russa ricorda che «Alleanza nazionale è
sempre stata e sempre sarà proibizionista», ma non spiega
perché alla mozione di Silvia Ferretto sono mancati proprio
molti voti di An, Forza Italia, forse poco salomonicamente, è
divisa tra sì e no. A nome dei Verdi, invece, Carlo Monguzzi
afferma di non comprendere perché «in Italia possa essere
usata contro il dolore la morfina e non la marijuana». Per
i Popolari-Margherita, il consigliere Paolo Danuvola coglie le
contraddizioni delle votazioni dell’ assemblea, che ha di
fatto approvato due mozioni contrastanti, e critica Formigoni.
«Il presidente - sostiene Danuvola - si è assentato dall’aula
proprio al momento del voto sulla cannabis, dimostrando che
forse anche lui aveva percepito il rischio di
strumentalizzazione della questione». Secondo l’ esponente dei
Popolari-Margherita, quindi, «si apre una divaricazione nella
maggioranza che il presidente sperava passasse inosservata».
Silvia Ferretto, prima firmataria della mozione An che
invita a vietare l’uso terapeutico della cannabis, ritiene che
i Radicali i quali «con la loro mozione hanno fatto una
pubblicità ingannevole. Ritengo dannoso - sostiene -
distinguere fra droghe pesanti e droghe leggere perché
entrambe minano la salute. Esistono decine di medicine per
curare efficacemente tutte quelle malattie che si vorrebbe
tentare di alleviare con la cannabis, di cui non esiste alcuna
certezza di utilità». Per la Ferretto, inoltre, «lanciando
messaggi di questo tipo, soprattutto da parte delle
istituzioni, si rischia di creare grandi difficoltà alle
famiglie che ogni giorno cercano di spiegare ai figli quanto
la droga sia dannosa per la salute». La Ferretto, quindi,
ritiene « inaccettabile e immorale fare esperimenti sulla
pelle dei ragazzi» e, convinta della forza della sua tesi, che
sta raccogliendo ancor più ampi consensi, rincara la dose e
chiede che «la Regione si attivi per far propaganda contro gli
stupefacenti nelle scuole e fra i giovani», un «obbligo a cui
non ci si dovrà sottrarre» soprattutto ora. Ma Silvia Ferretto
chiede anche che la Regione faccia un passo in più per
«costringere i tossicodipendenti a curarsi efficacemente in
appositi centri e in comunità da cui non dovrebbero potersi
allontanare se non a guarigione avvenuta».
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Rodolfo Grassi |
E se invece dei politici fossero i medici a decidere?
E se invece dei politici fossero i medici a decidere se un farmaco può
essere efficace oppure no? La domanda non è retorica visto che - non da oggi -
i partiti si schierano per sostenere o contrastare l'uso di questa o quella
terapia. Il caso più clamoroso fu quello della cosiddetta «Cura Di Bella»: da
un lato il motivato pessimismo della scienza, dall'altro il miraggio della
speranza per chi la speranza l’aveva persa e in mezzo i partiti a trasformare
una questione scientifica in una battaglia ideologica. Sia pure in sedicesimo la
storia si ripete. Questa volta al centro della contesa c'è la marijuana, non
intesa come spinello, ma come possibile medicina. Nei giorni scorsi il consiglio
regionale, su proposta dei radicali e con il sostegno di una maggioranza
trasversale che andava da Forza Italia a Rifondazione passando attraverso
Biancofiore, Pensionati, Ds, Socialisti e Verdi, ha approvato una mozione che
chiede «al governo e al Parlamento di regolamentare l'uso medico della canapa
indiana e dei suoi derivati». Nel documento, materialmente redatto da Yasha
Reibman, consigliere radicale e medico, si afferma esplicitamente che
l'approvazione dell'uso terapeutico della cannabis «non rientra nel confronto
tra l'approccio proibizionista e quello antiproibizionista sulle droghe».
Dunque la questione è soltanto scientifica? Per Alleanza nazionale no, il
problema è politico.
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