Mercoledì 1 Maggio 2002
«Sì alla cannabis per curare»
di CARLA MASSI
ROMA - La marijuana come
medicina: la Lombardia ha detto sì. La Regione ha, infatti, approvato una
mozione dei Radicali che dà il via libera alle cure a base di cannabis. E' la
prima volta in Italia, questi farmaci, infatti, non sono permessi. Nel testo
viene riportato un lungo elenco di lavori scientifici che dimostrano l'efficacia
dei derivati della canapa indiana. I benefici del suo principio attivo, il Thc,
su diverse malattie: dal glaucoma alla distruzione delle cellule tumorali. Ma
soprattutto come sostegno alla chemioterapia, alle cure palliative (quelle
anti-dolore) e a quelle anti-Aids. «Si tratta di una decisione storica -
spiega Yasha Reibman il consigliere regionale lombardo radicale, giovane medico,
che ha promosso la mozione -. Ogni medico deve essere in grado di prescrivere al
proprio paziente le cure e i farmaci che ritenga più adatti in scienza e
coscienza. Migliaia di pazienti aspettano la regolamentazione dell'uso medico
della canapa. Questa migliorerebbe in modo significativo la loro qualità della
vita». Poco più di un mese fa era stato un giudice di Venezia ad ordinare
alla Asl di fornire gratuitamente ad una paziente farmaci a base di cannabis. La
donna, affetta da tumore al polmone, era stata dichiarata «clinicamente
inguaribile» dai medici. Tutte le cure analgesiche a disposizione, su di lei non
avevano più nessun effetto. Oppure si erano rivelate dannose. «Nei paesi
dove queste terapie sono permesse - spiega la dottoressa Cristina Rebuzzi
responsabile regionale della Società italiana per le cure palliative - vengono
prescritte ai malati oncologici sei ore prima della chemioterapia per tamponare
gli effetti collaterali. Come l'inappetenza, il vomito e la nausea. Che rendono
la vita di un paziente ancora più pesante. La cannabis aumenta anche il tono,
migliora l'umore. E, in certe situazioni è fondamentale». Varie le vie di
somministrazione della terapia: attraverso la pelle, con i cerotti, lo spray e
le pasticche da sciogliere sotto la lingua. Contro la mozione radicale nel
consiglio regionale ha votato il gruppo di An che ha ottenuto l'approvazione di
un secondo documento di linea nettamente proibizionista. Con questo si esclude
qualsiasi legalizzazione delle sostanze stupefacenti e favorevole al
rafforzamento dei servizi di assistenza per i tossicodipendenti.
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