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Rassegna stampa 2002

Dopo il ricorso vinto dalla giovane malata di cancro, interviene Sirchia:
«Certi medicinali non sono autorizzati in Italia»

Il ministero dice no alla cannabis

Ma l'Asl di S. Donà chiede di poterla importare dagli Usa

c.m.

MESTRE. Il ministero della Salute dice no ai farmaci a base di cannabis per curare il dolore, mentre l'Asl di San Donà chiede l'autorizzazione allo stesso dicastero per poterli importare dagli Usa. E questo dopo l'ordinanza del giudice veneziano Barbara Bartot, che ha accolto il ricorso presentato da una donna malata di cancro ai polmoni che chiedeva di poter utilizzare questi farmaci. In una nota il Ministero diretto da Girolamo Sirchia, ha precisato che «nessun medicinale contenente derivati della Cannabis Sativa risulta autorizzato in Italia, ne vi è stata alcuna comunicazione di sperimentazione approvata a questo scopo». Il ministro Sirchia auspica per il futuro, in vicende come quella della paziente di San Donà, una consultazione preventiva con il Ministero della Salute. «In paricolare con il ministero deve essere coinvolta la Commissione Unica del Farmaco, unici organismi preposti alla valutazione in rapporto a rischi e benefici, per evitare iniziative che non hanno basi scientifiche sufficienti», ha ricordato Sirchia. Il ministro ha anche fatto sapere che al momento non è arrivata alla Direzione farmaci alcuna richiesta che motivi la indispensabilità del'uso dei cannabinoidi nella donna di San Donà. Esistono alcuni studi a sostegno dell'uso dei cannabinoidi per il controllo del vomito grave in corso di chemioterapia ma tuttavia «mancano studi comparativi di controllo che stabiliscano l'effetto di questi farmaci nei confronti di terapie consolidate e la cui efficacia risulta largamente documentata», hanno ribadito al Ministero. L'Asl di San Donà ha chiesto lunedì l'autorizzazione al Ministero della Salute per importare dagli Usa il farmaco a base di cannabis. La dottoressa Maria Ferrari, viceresponsabile del servizio farmaceutico dell'Asl spiega: «Noi importiamo spesso dall'estero farmaci che non esistono sul mercato italiano. Nel caso però di farmaci a base di sostanze stupefacenti, quelle comprese nelle prime tre tabelle della legge sulla droga, ci sono delle difficoltà, anche se superabili. Il caso in questione era il primo del genere in Italia e le nostre riserve iniziali erano legate al fatto che nel ricorso si faceva un riferimento generico a farmaci derivati dalla cannabis, mentre noi volevamo sapere esattamente il tipo di farmaco, la sua posologia, ed altre informazioni scientifiche», spiega la dottoressa Ferrari, la quale non ha voluto fornire il nome del farmaco anche se ha sottolineato che si trova in commercio anche in paesi della Comunità europea. «Quando abbiamo ottenuto i dati che ci interessavano, abbiamo dato la nostra piena disponibilità ottenendo il nulla osta da parte della società importatrice», conclude Ferrari che si mostra fiduciosa sull'esito positivo dell'importazione. «Ora attendiamo l'autorizzazione da parte del Ministero della Salute. I tempi per l'arrivo del farmaco saranno ragionevoli». Sulla vicenda interviene anche il farmacologo Silvio Garattini che sottolinea: «Sulle sostanze a base di cannabis servono ricerche approfondite di efficacia. Senza studi approfonditi di efficacia c'è il rischio che le persone diventino cavie di sperimentazioni senza alcun vantaggio per chi le usa. Senza sottovalutare l'importanza di essere d'aiuto per queste persone sofferenti» ha spiegato il direttore dell'Istituto Mario Negri di Milano, «occorre sapere che sono in commercio farmaci di provata efficacia ben più attivi della cannabis che riescono a combattere il dolore».

 

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