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Rassegna stampa 2002

mercoledì 13 marzo 2002
In Italia
Marijuana terapeutica per una donna, malata terminale
L'ordine del giudice alla Asl: fornire gratis i farmaci alla paziente, su cui le altre medicine non fanno più effetto

Venezia - Medicine derivate dalla marjiuana per alleviare il dolore: una terapia già sperimentata in altri paesi e che per la prima volta entra in Italia con la decisione di un giudice di imporre all'Asl di fornire immediatamente e gratuitamente questi medicinali ad una malata terminale di cancro. Il giudice veneziano Barbara Bortot ha accolto la richiesta di una donna malata di tumore ai polmoni, sulla quale gli analgesici non facevano più alcun affetto e che anzi le provocavano fastidiosi effetti collaterali. La donna è malata da due anni e sa di non poter guarire, da due mesi, inoltre, accusa dolori acutissimi, e non può più alleviare le sue sofferenze con i farmaci convenzionali. Dopo essersi rivolta a diversi medici ha deciso di affidarsi alle cure di un gruppo di medici di Roma che da alcuni anni si batte per far introdurre in Italia l'utilizzo di farmaci derivati dalla cannabis. Gli specialisti romani le hanno prescritto, come unica soluzione alle sue sofferenze, questo tipo di medicinali che però in Italia non si trovano: per averli la donna avrebbe dovuto non solo pagarli, ma anche procurarseli all'estero perchè in Italia, oltre a non essere in commercio, sono proibiti. La donna, attraverso il suo legale, l'avvocato Giancarlo Tonetto, ha presentato quindi un ricorso urgente al magistrato, per ottenerli gratuitamente dall'Azienda ospedaliera.
«La signora - scrive il giudice Bortot, accogliendo la sua richiesta - riferisce che il ricorso, anche massiccio alle sostanze analgesiche consentite nel nostro Paese è del tutto inutile e anche dannoso. Unica alternativa è la somministrazione di sostanze medicinali a base di cannabis, in uso in molti stati stranieri, che a dire degli specialisti potrebbe migliorare la qualità della sua vita, attenuando le sofferenze quotidiane». Il magistrato precisa che il diritto della donna ad avere gratuitamente questi farmaci è riconducibile all'articolo 32 della Costituzione, dove si afferma che «la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti». I farmaci dei quali necessita la signora non sono inseriti nella fascia A, che comprende quelli essenziali e gratuiti, ma non sono nemmeno in commercio nel nostro Paese. «Questo - precisa il magistrato - non può essere d'ostacolo alla loro concessione, non essendovi, stanti le precarie condizioni della signora, altra terapia terapeutica: l'articolo 32 della Costituzione impone di assicurarle la cura richiesta». L'Aduc, associazione dei consumatori, ricorda che questa non è la prima sentenza del genere in Italia: lo scorso novembre il gip di Roma aveva assolto un uomo che era stato fermato in aeroporto con dell'haschish e aveva spiegato che gli serviva per alleviare i dolori causati dall'epilessia. In Parlamento, precisano all'Aduc, ci sono già delle proposte di legge depositate, che intendono legalizzare l'uso della cannabis a scopi terapeutici, come quella presentata dall'onorevole di Forza Italia Gianfranco Blasi. L'utilizzo di questi farmaci potrebbe diventare presto una realtà anche in Gran Bretagna, dove il ministero della Sanità ha annunciato che una volta ottenuto il nulla osta dalle autorità scientifiche, i farmaci saranno forniti gratuitamente. In Italia, intanto, l'Asl di Venezia, per rispondere alla richiesta della signora, dovrà procurarsi i medicinali all'estero, chiedendo prima l'autorizzazione al ministero della Sanità.
Evelina Bergamasco

(c)1998 LIBERTA'

 

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