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Venezia, è una donna malata terminale di
cancro Il
giudice ordina all'Asl marijuana per la
paziente
di Giorgio Cecchetti
VENEZIA. Per la prima volta in Italia un giudice ordina all'Asl
di fornire immediatamente e gratuitamente ad una malata terminale di
cancro medicine derivate dalla marjiuana per alleviarne la sofferenza,
dopo aver appurato che neppure gli analgesici in commercio riescono. In
altri paesi europei la cannabis e i suoi derivati sono normalmente
utilizzati per alleviare il dolore di chi soffre di malattie senza più
alcuna speranza di uscirne. In Italia, invece, non solo non sono in
commercio e non vengono passate gratuitamente, ma addirittura sono
proibite. Per la prima volta, nei giorni scorsi, il giudice veneziano
Barbara Bortot ha accolto la richiesta di una malata di tumore ai polmoni,
Antonietta, che con l'avvocato Giancarlo Tonetto ha chiesto di poter
assumere questo tipo di farmaci gratuitamente dall'Asl. Antonietta da
due anni ormai sa che che dalla sua malattia non giuarirà più. Da mesi,
inoltre, soffre le pene dell'inferno: per alleviare il dolore ha assunto
ogni tipo di analgesico, ma senza ottenere alcun effetto benefico e, anzi,
patendo notevoli effetti collaterali. Per questo si è affidata ad un
gruppo di medici romani che si battono per far introdurre in Italia i
prodotti che contengono sostanze riconducibili al cannabinolo. I
dottori Grasso e Crestani gli hanno prescritto farmaci derivati dalla
cannabis, ma non solo dovrebbe pagarli, ma essendo proibiti sono
irrecuperabili. Per questo il suo avvocato ha presentato un ricorso
urgente al magistrato per ottenerli dall'Asl. «La signora - scrive il
giudice Bortot - riferisce che il ricorso anche massiccio alle sostanze
analgesiche consentite nel nostro Paese è del tutto inutile e dannoso.
Unica alternativa è la somministrazione di sostanze medicinali a base di
cannabis». Per il magistrato il diritto della signora Antonietta ad
ottenere gratuitamente ciò che chiede discende direttamente dall'articolo
32 della Costituzione, il quale afferma che «la Repubblica tutela la
salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della
collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti». Quindi,
citando la Cassazione il giudice veneziano sotiene che: «di fronte ad
un'eventuale insopprimibile esigenza rispetto alla quale le strutture
sanitarie nazionali non offrono rimedi alternativi, il diritto
fondamentale dell'individuo alla salute si impone nella sua integrità ed
assolutezza senza limiti e condizionamenti di sorta».
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