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Rassegna stampa 2002
   
Treviso, martedì 12 marzo 2002

 
 
 

Venezia, è una donna malata terminale di cancro
Il giudice ordina all'Asl
marijuana per la paziente

di Giorgio Cecchetti

VENEZIA. Per la prima volta in Italia un giudice ordina all'Asl di fornire immediatamente e gratuitamente ad una malata terminale di cancro medicine derivate dalla marjiuana per alleviarne la sofferenza, dopo aver appurato che neppure gli analgesici in commercio riescono.
In altri paesi europei la cannabis e i suoi derivati sono normalmente utilizzati per alleviare il dolore di chi soffre di malattie senza più alcuna speranza di uscirne. In Italia, invece, non solo non sono in commercio e non vengono passate gratuitamente, ma addirittura sono proibite. Per la prima volta, nei giorni scorsi, il giudice veneziano Barbara Bortot ha accolto la richiesta di una malata di tumore ai polmoni, Antonietta, che con l'avvocato Giancarlo Tonetto ha chiesto di poter assumere questo tipo di farmaci gratuitamente dall'Asl.
Antonietta da due anni ormai sa che che dalla sua malattia non giuarirà più. Da mesi, inoltre, soffre le pene dell'inferno: per alleviare il dolore ha assunto ogni tipo di analgesico, ma senza ottenere alcun effetto benefico e, anzi, patendo notevoli effetti collaterali.
Per questo si è affidata ad un gruppo di medici romani che si battono per far introdurre in Italia i prodotti che contengono sostanze riconducibili al cannabinolo.
I dottori Grasso e Crestani gli hanno prescritto farmaci derivati dalla cannabis, ma non solo dovrebbe pagarli, ma essendo proibiti sono irrecuperabili. Per questo il suo avvocato ha presentato un ricorso urgente al magistrato per ottenerli dall'Asl. «La signora - scrive il giudice Bortot - riferisce che il ricorso anche massiccio alle sostanze analgesiche consentite nel nostro Paese è del tutto inutile e dannoso. Unica alternativa è la somministrazione di sostanze medicinali a base di cannabis». Per il magistrato il diritto della signora Antonietta ad ottenere gratuitamente ciò che chiede discende direttamente dall'articolo 32 della Costituzione, il quale afferma che «la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti».
Quindi, citando la Cassazione il giudice veneziano sotiene che: «di fronte ad un'eventuale insopprimibile esigenza rispetto alla quale le strutture sanitarie nazionali non offrono rimedi alternativi, il diritto fondamentale dell'individuo alla salute si impone nella sua integrità ed assolutezza senza limiti e condizionamenti di sorta».



 

 

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