La signora A.B., che si trova in uno stato di deperimento organico ed è afflitta da dolori resistenti agli antidolorifici convenzionali, ha chiesto al magistrato di poter essere autorizzata a fare un tentativo terapeutico con i derivati della Cannabis.

La richiesta, sostenuta da una perizia redatta da un collegio medico della Associazione per la Cannabis Terapeutica, è stata accolta dal magistrato, che ha concesso alla ASL un termine massimo di 30 giorni per soddisfarla.

Dal momento che in Italia non esistono fonti legali di approvvigionamento di derivati della Cannabis, la ASL di San Donà del Piave dovrà rivolgersi a fornitori di altri paesi dell'Unione Europea, quali per esempio il Bureau for Medicinal Cannabis olandese, una agenzia governativa del Ministero della Salute olandese, che dal gennaio 2001 è autorizzata, nel rispetto delle convenzioni internazionali sulle sostanze stupefacenti, a coltivare Cannabis per uso terapeutico.

Il provvedimento del magistrato veneto, che si informa alla tutela del diritto fondamentale alla salute sancito dall'articolo 32 della Costituzione italiana, è di segno analogo a quello emanato nel novembre scorso dal Tribunale di Roma (G.I.P. dott. Trivellini) a favore di P.C., un uomo di quarant'anni che utilizzava hashish per lenire una grave forma di epilessia.

La Associazione per la Cannabis Terapeutica, nell'esprimere la propria soddisfazione per questo coraggioso provvedimento, si augura che esso rappresenti un prezioso precedente per quanti in Italia rivendicano il loro diritto a curarsi con i derivati della Cannabis, diritto già riconosciuto in molti paesi dell'Unione Europea.

14.3.02 Comunicato Stampa di ACT in risposta alle dichiarazioni del ministro Sirchia