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Rassegna stampa 2001

   Domenica 25 novembre 2001



"Prendevo il Luminal,
un potente barbiturico."



Un incidente in moto, il coma, le frequenti crisi e i barbiturici come cura.
Poi la scoperta delle virtù terapeutiche dell'«erba» e l'inizio dei guai giudiziari. «La legge mi ha dato ragione, ma in Italia resta il problema dell'illegalità: dovrò trasferirmi in India?»

«Prendevo il Luminal, un potente barbiturico. Ero sempre intontito e le crisi di epilessia continuavano come prima. Poi un ragazzo mi consigliò di fumare un po' di hashish e la mia vita è cambiata da così a così...».

Piero Chiellini, 44 anni, fiorentino, invalido, un nome che fa giurisprudenza su un tema vecchio quanto scottante: l'uso terapeutico della marijuana. L'avevano fermato due volte al varco dell'areoporto di Fiumicino di ritorno dall'India. Nel '98 e nel '99. Aveva con sè quasi un chilo di hashish indiano che i doganieri gli hanno sequestrato. Ne sono nati due procedimenti penali che riuniti poi in un unico fascicolo lo hanno fatto comparire nei giorni scorsi di fronte al Gip Antonio Trivellini per un giudizio abbreviato. E al termine dell'udienza il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma ha emesso una sentenza a suo favore.

Chiellini è dunque libero di usare l'hashish per fronteggiare i suoi malanni: due perizie ordinate dal Gip a due medici (la tossicologica alla dottoressa Sabina Rossi Strano, quella medico-legale al dottor Salvatore Moschella) hanno confermato che la patologia esiste e che la sostanza può essere terapeutica. Gli avvocati che hanno difeso Chiellini (Marco Pepe e Pino Campanelli) hanno gridato all'evento.

É così signor Chiellini?

« L'altro giorno, in quell'auletta di Tribunale, ho rivisto in un lampo la mia vita. Quindici anni fa gestivo una ditta di trasporti e stavo bene. Una vita normalissima. Poi un giorno sono andato a sbattere con la moto e mi sono ritrovato in ospedale. In coma. Per 55 giorni. Sono uscito da lì con due pasticche al giorno di barbiturico come cura permanente, crisi epilettiche ogni due-tre giorni, un'emiparesi, difficoltà di parola, intontimento... Ero diventato un invalido al 100 per cento».

E poi?

«Poi verso la fine dello scorso decennio un ragazzo, una sera, parlando del più e del meno, mi ha dato un suggerimento. Perchè non provi con l'hashish? Io non avevo mai fumato prima di allora. Ho provato e con stupore ho subito avvertito un cambiamento. Le crisi erano diventate meno forti e brutali, soprattutto si erano diradate. Ma non era ancora il cambiamento radicale che ho conosciuto dopo».

Come?

«Nel '93 sono andato per la prima volta in India, nel sud del paese, dove fa più caldo, un clima ottimo per le mie condizioni di salute. E lì ho cominciato a usare hashish evidentemente migliore di quello che mi era capitato in Italia. Il cambiamento è stato repentino. Di colpo le crisi sono sparite. Da quel momento non ne ho più avute. Per me è stata una vera rivoluzione di vita. Continuo ad essere invalido e ho problemi spastici, certo. Ma ora posso condurre una vita decente. Anche in casa, vivo con mia madre, posso ingegnarmi a fare qualcosa. E soprattutto non devo vivere col terrore delle crisi improvvise. Inoltre, ho superato anche un grave handicap nel linguaggio. Prima, spesso, non trovavo le parole...».

La sua situazione è dunque risolta?

« Solo in parte. Io sto meglio, ma resta il problema della cosiddetta illegalità legata all'hashish. É un problema che è stato ricordato dallo stesso Gip. Io ho ragione, ma la situazione normativa non è dalla mia parte. Il Gip mi assolve, ma ciò che mi è stato sequestrato non mi è stato reso. Non sono tra l'altro il primo a cadere in questa contraddizione. É successo anche a Giampiero, un giovane geometra di Cosenza, che ha fatto la mia stessa trafila: un incidente d'auto, l'epilessia, il superamento delle crisi fumando, le ricadute non appena si è spostato di residenza finendo a Perugia dove non era più in grado di procurarsi l'hashish. Questo è anche il mio terrore. Non voglio andare a vivere all'estero...».

Intende l'India?

«Non solo. Ci sono paesi civili dove la sperimentazione terapeutica è stata legalizzata. Conme in Canada e perfino in alcuni stati degli Usa. Comunque credo che dovrò ripartire tra non molto per l'India. Mi chiedo però se un ammalato debba fare una vita così...».

Paolo Brogi

 

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