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Rassegna stampa 2001

23 novembre 2001

Una sentenza di tribunale riconosce per la prima volta in Italia il valore terapeutico della cannabis in alcune gravi patologie

Sì del giudice all'hashish-medicina

Roma, assolto un malato di epilessia trovato con tremila dosi

MARIA NOVELLA DE LUCA

ROMA — Cannabis terapeutica, anche in Italia arriva il primo sì. Un primo sì destinato a far discutere viste le correnti che già tormentano il delicatissimo settore «Droga», ma che avvicina, invece, il nostro paese alla legislazione internazionale. Il tribunale di Roma ha assolto un uomo, Pietro Chiellini, di 44 anni, fermato all'aeroporto di Fiumicino con oltre tremila dosi di hashish, e accusato di importazione e spaccio di droga.

Assolto perché «il fatto non costituisce reato» visto che tutto quell'hashish a Pietro Chellini, invalido civile, serviva e serve per tenere sotto controllo l'epilessia, ed evitare così l'assunzione di dosi, massicce, di barbiturici. Chiellini aveva 25 anni quando dopo un incidente stradale mentre andava a lavorare, restò in coma per 2 mesi, riportando «un grave trauma cranico con conseguente emiparesi e il sopraggiungere di una sindrome epilettica, curata con i barbiturici».

Farmaci che com'è noto hanno pesanti effetti collaterali. Chiellini, attraverso il tam tam di altri malati che hanno già sperimentato l'effetto analgesico della Cannabis, smette di prendere farmaci e inizia a curarsi con l'hashish, derivato anch'esso dalla Cannabis. La vita per Chiellini cambia, i dolori si placano, gli spasmi scompaiono, ma la dose quotidiana di «fumo» diventa per lui irrinunciabile. Cominciano così i suoi lunghi soggiorni in India, e l'importazione dall'estero di grossi quantitativi di hashish. Ma a quel punto iniziano anche i guai con la giustizia: per ben due volte viene fermato all'aeroporto di Fiumicino, il 28 aprile del '98 con 415 dosi di hashish, e il 19 maggio del '99 con altre 3046. Sulla sua testa pendono due richieste di rinvio a giudizio.

Chiellini si fa assistere dagli avvocati Giuseppe Campanelli e Marco Pepe. I due legali decidono di dimostrare, sulla base di una già vasta documentazione raccolta in Italia dal Forum Droghe che per Chiellini quelle partite di hashish sono un «farmaco», una terapia. La perizia tossicologica del tribunale conferma le ipotesi. Riconosce cioè che «l'uso terapeutico del principio attivo della Cannabis Indica può avere rispondenza scientifica nella patologia epilettica e depressiva posttraumatica di cui è portatore Chiellini» e «può avere un effetto antispastico ed anticonvulsivante».

Ieri la sentenza, emessa in sede di rito abbreviato dal giudice Antonio Trivellini. Commenta Giuseppe Campanelli: «Una pronuncia coraggiosa nel momento in cui si levano voci di intollerante proibizionismo. Ed stato fondamentale sul piano scientifico il grande apporto del Libro bianco sull'uso terapeutico della Cannabis».

 

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