ROMA - In Europa nella lista di paesi che sperimentano la
marijuana per uso terapeutico ci sono Olanda, Svizzera, Germania,
Gran Bretagna, Austria. E l'Italia? Abbiamo girato la domanda a
Tato Grasso, medico, presidente dell'Associazione per la Cannabis
Terapeutica.
A che punto siamo in Italia?
Siamo all'anno zero perché pur essendo la cannabis
inserita nella farmacopea ufficiale e pur prevedendo la
legislazione vigente in materia che sostanze stupefacenti possano
essere usate per uso terapeutico (la morfina per esempio) in
realtà non esistono specialità medicinali in
commercio con questi principi attivi come avviene in altri paesi.
Né è prevista una qualche deroga rispetto alla
liceità della coltivazione personale che viene invece
perseguita penalmente anche se fatta a scopo di autoproduzione
terapeutica.
In parlamento ci sono progetti di legge in proposito?
Nella scorsa legislatura un progetto era stato presentato da
Luigi Manconi, ma quel testo è ormai da considerare
decaduto. Ci risulta che vi sia l'intenzione di alcuni esponenti
politici di riprendere quel progetto, ampliarlo e riproporlo. Ma
c'è anche un caso più significativo.
Quale?
E' la presa di posizione di un gruppo di consiglieri della
Regione Lombardia, senza differenze di appartenenza, che
sollecita il governo ad approntare provvedimenti per l'uso
terapeutico della cannabis. E' un fatto che giudico molto
significativo, per la prima su questo tema si è superata
la storica e sterile contrapposizione tra proibizionisti e
antiproibizionisti. Solo Lega e Alleanza nazionale non hanno
firmato questo documento.
Che tipo di atteggiamento si aspetta dal governo
Berlusconi?
Il fatto che il ministro della Sanità, Girolamo
Sirchia, sia medico ci fa sperare che sappia affrontare questo
problema senza pregiudizi. Da parte nostra, siamo già
pronti a inviare, una lettera aperta con le nostre proposte, come
avevamo fatto con Veronesi.
Che tipo di proposte?
Sono tre: introduzione anche in Italia delle specialità
medicinali già disponibili in altri paesi europei da usare
per esempio per pazienti in chemioterapia o per la stimolazione
dell'appetito quanti sono affetti da Aids; avvio della
sperimentazione in malattie come la sclerosi multipla dove ci
sono già sufficienti evidenze scientifiche; infine
individuare laboratori pubblici e istituti di ricerca da
autorizzare in via sperimentale per la produzione di cannabis per
uso terapeutico.
Lei è favorevole anche alla produzione in proprio di
marijuana perché sia usata a scopi terapeutici?
Al primo posto c'è il diritto del paziente alla salute.
Le soluzioni possono essere molteplici, non ho pregiudiziali o
preferenze purché si interrompa il meccanismo che condanna
i pazienti alla illegalità.