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Rassegna stampa 2001

«La cannabis, mia medicina e terapia»

Si cura con questa sostanza Sergio Giacomella dopo l’incidente di 5 anni fa che lo ha reso tetraplegico

(Gp.Ch.) «Nè pietismo, nè scandalismi».

Tipo tosto Sergio Giacomella, 24 anni di Bressane di Casteguglielmo. Affronta la vita con la determinazione di chi non cerca e non vuole quella solidarietà che sa tanto anche di compatimento. Il giovane dai lunghi capelli e barba folta, è uno di quelli che anche di fronte ad una vita che certo non è stata generosa con lui, non vuole essere trattato da persona di seconda categoria e rilancia a muso duro: «Voglio lavorare. Se solo a Rovigo esistessero le professioni da casa con il computer...».

E pensare che la sua vita ha subito una svolta radicale il 7 novembre 1996 verso le 16.30. È accaduto, raccontano le cronache di quel giorno, al civico 771 di via Umbertiana a Castelguglielmo. Un incidente di quelli che lasciano il segno. L'auto con due persone a bordo diventa improvvisamente una scheggia ingovernabile, si capovolge su se stessa, finisce contro una cancellata di una casa privata e lascia un ferito grave nell'abitacolo. Quasi illeso, invece, il primo dei due occupanti, Luca Vallese. Alla guida dell'auto, invece, Sergio Giacomella: «Avevo fretta, stavo andando dai carabinieri a firmare perchè mi avevano trovato con pochi grammi di droga leggera. Non ricordo nulla di quell'incidente». Dentro quell'abitacolo "impazzito", durante quella carambola, esplode la quinta vertebra dell'allora ventenne Sergio Giacomella, perde l'uso delle gambe e, inizialmente anche quello delle braccia. Le recupererà parzialmente dopo le terapie, svoltesi a Negrar nel veronese. Inizia il calvario ospedaliero, un ricovero lungo 6 mesi prima a Rovigo poi a Verona all'ospedale di Negrar e, infine, il ritorno a casa all'inizio di maggio del 1997. Inizia l'uso delle medicine cosiddette ufficiali «ma sono piene di effetti indesiderati o collaterali» spiega la madre di Sergio, Bertilla Fasolin, 45 anni. Meglio le droghe leggere, quattro volte al giorno, iniziando dalla colazione: «Così si riducono gli spasmi muscolari, non subisco gli effetti indesiderati dei medicinali, sono più tranquillo e alla notte, finalmente riesco a dormire» spiega Sergio Giacomella.

L’INTERVISTA Il giovane spiega: «Le pastiglie ufficiali, invece, mi provocavano diversi problemi»

«La marijuana non mi può danneggiare»

 

«Sì, facevo uso di droghe leggere e la prima a capirla fu mia nonna perchè qui in zona di Castelguglielmo fino ai prima anni '60, si coltivava le piante di canapa per il settore tessile. L'anziana donna aveva, quindi, l'occhio allenato e lo disse a mia madre che, però, non capì subito il suo discorso».Quello che colpisce di Sergio Giacomella, 25 anni, è la sua forza e la sua sincerità. Parla francamente, racconta la sua storia, il suo passato con una semplicità disarmante. E con grande naturalezza, rivela: «Sì, fumo per curarmi, per ridurre gli spasmi muscolari che rischiano di farmi cadere dal letto contro la mia volontà, per esempio».

Non dev'essere certo facile da accettare.

«No, infatti, è tremendamente difficile anche perchè a volte mi arrivano spinte autonome anche quando sono seduto sulla sedia a rotelle e rischio di trovarmi per terra senza un motivo».

Ma ci sono anche le medicine cosiddette ufficiali per curare questi problemi. Perchè non le usa?

«Avevano tutta una serie di effetti indesiderati».

Quali?

«Comportavano una secchezza delle fauci oltre ad un blocco della sudorazione. Ero sempre molto agitato mai tranquillo. Infine, ti mettono molta sonnolenza».

Unica via d'uscita, quindi, la cannabis. Dopo quanto tempo ha deciso di provare gli effetti benefici della cannabis?

«Dopo un anno e mezzo nel quale le medicine non mi davano uno sbocco, mi facevano stare male. Ho scoperto gli effetti benefici della cannabis e mi sono reso conto che poteva cambiare positivamente anche la qualità della mia vita, fino a quel giorno particolarmente dura».

In che modo è cambiata la sua vita?

«Da quando mi curo con la cannabis, sono molto più tranquillo, riesco a dormire la notte, ho molto più appetito e ho la totale assenza di spasmi muscolari. Senza contare gli effetti benefici per i miei famigliari».

Quali sono?

«Posso anche stare da solo per due, tre ore, durante la notte non devo disturbare ripetutamente i miei genitori, non ho bisogno dell'assistenza costante 24 ore su 24 appunto perchè è sparito il rischio di trovarmi per terra da solo».

Mi diceva sua madre che ha effetti benefici anche sul carattere.

«Sì, sono molto più malleabile e quasi sempre di buon umore mentre prima ero particolamente nervoso».

Quante volte fuma la cannabis in un giorno?

«Fumo anche quattro volte, iniziando dalla colazione per finire con la cena. Vado a letto tardi, non mi stanco molto, dormo cinque ore a notte».

A causa dell'incidente, lei non può muovere le mani, come fa a prepararsi lo spinello?

«Me la preparano i miei genitori che poi me la appoggiano su un piatto sopra 4, 5 videocassette o libri così è sufficiente che allunghi il collo e riesco a fumare da solo».

Chi le procura tali sostanze tutti i giorni?

«I miei conoscenti ma non mi chieda chi sono, li metterei nei guai e poi quando esco di casa, acquisto della sostanza stupefacente avviene sempre in modo un po' strano».

Perchè?

«Non posso muovere le mani e, quindi, ....».

Quindi?

«Non posso spiegarlo altro, porti pazienza..

Va bene, non insisto. Trova sempre la quantità che le serve?

«Sì spesso, anche se non posso pretendere di trovare sempre roba buona».E se, per un periodo, non la trova?

«Prima di tutto torno alla terapia ufficiale, poi tornano le contrazioni il primo disagio è fisico che si riflette poi sull'umore».

Mai avuto problemi con le forze dell'ordine?

«No, fino ad oggi, non sono mai venuti nonostante un paio di mesi fa la mia vicenda sia finita anche a Raitre nel programma Report che andava in onda la domenica sera».

Non ti secca finanziare il mercato illecito e fare gli interessi di chi tira questo giro di danaro sporco?

«Sì certo e come non potrebbe ...ma non ho altra scelta».

E a chi ti considera un tossicodipendente, tu cosa rispondi?

«Non rispondo, sono abbastanza spaventato dall'ignoranza... una persona con un minimo di buon senso sa che la marijuana ha possibilità antiche».

I genitori spiegano la loro esperienza: «Grosso aiuto anche dagli amici»

«Non giudichiamo nostro figlio, cerchiamo solo di stargli vicino»

 

(Gp.Ch.)«Non possiamo giudicare nostro figlio, vogliamo solo stargli vicino».

I genitori di Sergio Giacomella vivono in piena serenità la terapia del figlio.

La madre Bertilla Fasolin, 45 anni, però ammette: «Non sapevo che fumasse già prima dell'incidente, me lo fece capire la nonna: conosceva fin dagli anni '60 l'uso della canapa che si faceva in questa zona per il settore tessile».

La casa della famiglia di Sergio Giacomella si trova in mezzo alla campagna in località Bressane, vicino a Castelguglielmo. Davanti alla casa, passano poche auto, quegli immensi spazi verdi sembrano sommergere tutti i rumori, si vive completamente fuori dai ritmi frenetici.

Ed è in mezzo a questo lento proseguire del tempo d'altri tempi che nella famiglia Giacomella, torna in mente lo sguardo di quell'anziana donna, in grado di arrivare laddove nel nuovo millennio, parecchi genitori farebbero fatica a raggiungere.

Era lei che rivelò alla madre l'uso di sostanze che in un periodo successivo si sarebbero rivelate terapeutiche e risolutive per Sergio. «Quando una persona diventa adulta - prosegue Bertilla Fasolin - deve sapere cosa fa. In questa casa si rispetta la privacy di tutti i componenti».

Nessuna lamentela anche nei confronti degli amici di Sergio: «Per fortuna che mio figlio può contare sulla compagnia di queste persone che non escono da certi schemi come potrebbe sembrare».

Ragazzi in gamba, si direbbe, non certo da tacciare come trasgressivi. «Vanno tutti all'università - prosegue la madre - e alla sera escono anche con Sergio per trascorrere la serata in qualche locale».

Quello che è certo è che i genitori di Sergio non se la sentono di giudicare chi fa uso della cannabis. «Non vedo perchè dovremo farlo» afferma Bertilla Fasolin.

Dispensano malvolentieri consigli ai genitori alle prese coi figli adolescenti e problematici: «Prima si devono rendere conto che il figlio fa uso di queste sostanze e poi lo devono accettare. Solo dopo possono affrontare il problema». Ma non bisogna mai «fare finta di non vedere o prendersela con la compagnia del figlio perchè non è certo che si risolvono i problemi».

Il padre, Luciano, 47 anni, panettiere del paese, accompagna con lo sguardo ogni parola del figlio e della moglie: «Dopo che il caso di Sergio è finito in tivù nella trasmissione Report - conclude - in paese chi mi conosce, ha ricominciato a salutarmi ... ».

Un'associazione per questo tipo di cura

 

È nata l'Associazione per la Cannabis Terapeutica. «Negli ultimi anni - riporta il sito dell'organizzazione www.medicalcannabis.it - l'uso terapeutico della cannabis sta vivendo un globale processo di rivalutazione. Lo sviluppo delle conoscenze sugli endocannabinoidi progredisce di pari passo all'individuazione di nuovi potenziali campi di utilizzo terapeutico». Tanto più che nello stesso sito si spiega che «nel 19. secolo la medicina occidentale la adottò ufficialmente come farmaco per la sua efficacia antiemetica e anti convulsiva». Ci fu in quegli anni - riporta ancora il sito - un fiorire di studi scientifici sugli impieghi terapeutici e preparati a base di cannabis si trovavano sugli scaffali della gran parte delle farmacie in Europa come negli Usa». In Italia, però, le cose cambiarono nel giro di qualche anno: «Nel 19. secolo alcuni ricercatori, - viene riportato nel sito internet - tra i quali Carlo Erba, avevano effettuato studi pioneristici sulla cannabis, l'avvento del regime fascista portò alla messa al bando dell'hascish "nemico della razza" e droga da negri dando così l'avvio ad una campagna contro una sostanza allora poco nota nel nostro paese, usata sporadicamente a scopo di ricerca». In qualche paese si sta già pensando di modificare la legislazione. Il 5 novembre del 1998, gli elettori americani di Alaska, Arizona, Colorado, Nevada, Oregon e Washinghton, consultati con un referendum su questo tema, approvano l'uso terapeutico della marijuana per i malati di tumore a Aids.

 

 

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