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Rassegna stampa 1999

16 gennaio 1999

Intervista a Giancarlo Arnao
di Elisa Manacorda


I danni provocati dall'alcol sono più pesanti di quelli causati dall'eroina. Ne è convinto Giancarlo Arnao, consigliere scientifico del Forum droghe del ministero degli Affari sociali, e autore del libro "La droga in cento parole", nelle librerie da febbraio prossimo per i tipi di Muzzio editore.

Dunque quella in arrivo dalla Francia è una buona notizia?

Direi di sì, sebbene da diverso tempo anche in Italia quella da alcol venga considerata una dipendenza vera e propria. D'altra parte, basta guardare ai dati epidemiologici: gli alcolisti rappresentano il 5% dei consumatori, la stessa percentuale che si ritrova per l'abuso di cocaina. Dal punto di vista fisiologico, invece, il meccanismo della dipendenza è simile a quello provocato dall'eroina: le crisi di astinenza cominciano quando calano le concentrazioni di queste sostanze nel sangue.

Come si riconosce la dipendenza da alcol?

L'allarme deve suonare quando si comincia a bere già nel primo pomeriggio, quando si sente il bisogno di alcol lontano dai pasti. Ma chi abusa comincia a distruggere le sue relazioni con gli altri, in famiglia, sul lavoro, e dunque i segnali devono venire anche dagli effetti sulla vita sociale. Quando si manifestano i primi sintomi del delirium tremens nell'astinenza, vuol dire che è già tardi. Per questo è importante riconoscere la dipendenza nella sua fase iniziale. Purtroppo con l'alcol è più difficile, perché è una sostanza che da sempre fa parte della nostra cultura. Bere qualche bicchiere di vino, di birra o di un superalcolico non dà lo stesso senso di "proibito" che iniettarsi una sostanza nella vena. Proprio per questo suo carattere ambiguo, con l'alcol è più facile passare dall'uso all'abuso.

Quali sono le principali motivazioni dell'abuso?

Questo è un territorio in gran parte inesplorato: la dipendenza da alcol non è mai stata studiata in modo approfondito, proprio perché non è mai stata ritenuta una vera e propria dipendenza. E' uno dei paradossi di questa droga. In genere se ne fa un uso consolatorio: si beve per alleggerire i problemi di ansia o di depressione, per calmarsi ed eliminare la tensione. Ma l'alcol è comunque una sostanza complessa, che può dare effetti depressivi o stimolanti, tant'è vero che viene usato anche per perdere i freni inibitori. Senza dimenticare i suoi effetti allucinogeni, come può testimoniare chiunque abbia provato almeno una volta a "vedere doppio".

Lei parla di alcol come di una "droga pesante": ma può davvero provocare danni così gravi?

In pochi lo sanno: ma fra tutte le droghe, l'alcol è quella che provoca i danni organici più seri. Innanzitutto quelli sul fegato, distruttivi. Poi quelli a livello del sistema nervoso centrale e sul cervello. Insomma, l'abuso di alcol può dare origine a malattie mentali irreversibili. L'eroina non dà danni diretti così gravi, e tutte le disfunzioni provocate da questa tossicodipendenza sono reversibili.

Quindi la strada giusta è quella seguita dalla Commissione francese?

Da molto tempo noi antiproibizionisti diciamo che anche in Italia va fatta un'operazione concettuale molto chiara: riclassificare l'alcol come droga. E prendere nei confronti della dipendenza da alcol le stesse precauzioni usate per le altre tossicodipendenze. Questo non significa proibire la vendita di vino nei supermercati, come qualcuno teme, perché un bicchiere di vino ogni tanto ha anche effetti positivi. Ma io continuo a pensare che sia necessario superare la vecchia dicotomia, quella tra droghe illegali da una parte e quelle "non pericolose" dall'altra. L'abuso è un male in ogni caso.

 

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