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Rassegna stampa 1999

9 gennaio 1999

La Francia svela

Alcol e tabacco più pericolosi

Il Rapporto interministeriale cambia radicalmente la politica francese e inserisce alcol, tabacco e psicofarmaci nell'elenco delle droghe

- RE. ES. - PARIGI

I l rapporto messo a punto dalla presidente della commissione interministeriale di lotta alla droga, Nicole Maestracci e consegnato a Lionel Jospin, è destinato a far discutere. Non solo per la rivoluzione che impone nelle ideologie consolidate in Francia sulle droghe, ma anche e forse soprattutto perché va a toccare interessi potenti e protetti. Infatti, nel rapporto che è all'attenzione del premier francese dalla metà di ottobre ma che solo ieri il quotidiano Le Monde ha reso noto nei particolari, si dicono molte e importanti cose, ma soprattutto si dice che alcol e tabacco vanno considerate droghe a tutti gli effetti e quindi equiparate alle attuali.

Le cifre forite dalla presidente del Rapporto nonché sotto gli occhi dell'opinione pubblica, parlano da sole: in Francia ogni anno muoiono per cause correlate al tabacco 60 mila persone e 20 mila per alcolismo. Senza contare gli psicofarmaci. Anche questi, infatti, verranno rubricati come droghe.

Secondo il rapporto messo a punto dalla commissione presieduta dalla signora Maestracci, dunque, la clasificazione delle droghe, che prelude ad una radicale modifica della legge, dovrebbe essere la seguente: al gruppo delle droghe cosiddette "pesanti" dovrebbero appartenere eroina, cocaina, oppiacei e alcol; al secondo gruppo, le amfetamine, le benzodiazepine (farmaci ansiolitici e ipnotici), il tabacco e gli alucinogeni; al terzo gruppo, infine, i derivati della cannabis.

Un approccio analogo alla classificazione era stato adottato, nel 1994, dal Comitato nazionale di etica per le scienze della vita e della salute che aveva ritenuto che la distinzione tra droghe lecite e illecite "non riposa su alcuna base scientifica coerente".

Nuova classificazione

Dunque la Francia, pur rimanendo obbligata al rispetto delle convenzioni internazionali, ha deciso di integrare la classificazione di cosa è droga includendo l'alcol e il tabacco. Cosa che risulta assai poco gradita alle ditte produttrici di alcolici ma anche all'immagine del paese, secondo produttore mondiale, dopo l'Italia, di vino, con i suoi 60 milioni di ettolitri l'anno. Senza contare la reazione delle case produttrici di sigarette.

Il Rapporto precisa infatti che "seppure ciascun prodotto comporta proprie specificità mediche e sociali, i fattori determinanti sono in gran parte gli stessi" e ne consegue dunque, secondo la signora Maestracci, che occorre rendere simili le strutture per il recupero di alcolisti e tabagisti con quelle di consumatori di eroina e cocaina. Nel rapporto, si precisa inoltre che la Francia ha un certo numero di centri di igiene mentale per alcolisti ma che risultano attualmente insufficienti e sono inoltre mal distribuiti sul territorio.

Le cifre del consumo

I dati sono piuttosto espliciti. Le droghe "legali" cioè alcol, tabacco e farmaci producono il seguente bilancio annuo: 60 mila decessi l'anno direttamente connessi al tabagismo; circa due milioni di persone dipendenti dall'alcol che provoca circa 20 mila morti l'anno per cirrosi senza contare gli incidenti mortali attribuibili all'alcol stesso.

L'eroina, al contrario, ha provocato nel '97 la morte per overdose di 228 persone, con la tendenza a diminuire. Sono circa mille i tossicodipendenti morti di Aids dall'inizio dell'epidemia.

Poiché la politica del governo francese non è però orientata ad allargare lo spettro delle proibizioni, la responsabile del Rapporto sottolinea la necessità di una "ridefinizione della politica penale". Rafforzamento della lotta al traffico, sì, ma al tempo stesso, "evitare le incarcerazioni per il semplice uso" di qualsisasi tipo di droga.Si tratta, dunque, della priva vera rivoluzione in tema di droghe un paese europeo. I tempi della approvazione saranno lunghi e le resistenze molte. Ma la Francia dimostra che si può fare.


INTERVISTA PARLA IL RESPONSABILE DEL GRUPPO ABELE

"Una soluzione corretta"

L'alcol è un pericolo. La decisione sull'hashish è condivisibile

- ANNA PIZZO - ROMA

L a discussione nel nostro paese e un po' in tutta Europa dura da anni. Non si sa più nemmeno quanti. E certo non riguarda quel manipolo di ultras antiproibizionisti, ma un numero sempre più ampio di intellettuali, scienziati, medici, politici. La domanda, insomma, è la seguente: perché l'alcol e il tabacco sono considerati prodotti che fanno parte del costume e della vita sociale quotidiana mentre provocano la morte di molte decine di migliaia di persone in ogni paese? E perché i derivati della canapa indiana, viceversa, che non hanno mai provocato la morte di neppure una sola persona vengono considerati "droghe" e perciò i consumatori delle medesime perseguitati e penalmente perseguiti?

Una domanda alla quale, finora, non si era riusciti a dare risposta. Ora una risposta, seppure ancora embrionale e sommaria, la Francia la dà: sono tutte droghe, sia la cocaina che l'eroina che le amfetamine, che gli psicofarmaci che l'alcol che il tabacco. Anzi, nella graduatoria delle droghe, all'ultimo posto viene proprio l'hashish e la marijuana perché, dice il Rappporto interministeriale francese, non è praticamente neppure una droga.Ma cosa può rappresentare per il nostro paese una presa di posizione autorevole come quella assunta dal governo per premier Jospin?Lo abbiamo chiesto a Leopoldo Grosso, responsabile del Gruppo Abele di Torino.

E' una provocazione o una realtà scientifica?

Dal punto di vista scientifico, la classificazione fatta nel Rapporto è assolutamente corretta. Dal punto di vista pratico, invece, è evidente che si tratta anche di una provocazione per aprire un nuovo discorso. Insomma, è solo un messaggio preventivo, è del tutto evidente che le conseguenze tra chi beve o fuma tabacco e chi usa eroina o cocaina resteranno assai diverse.

Ma non è che questa "provocazione" può portare a un nuovo proibizionismo?

Non credo assolutamente, anche perché non sarebbe accettato dall'opinione pubblica e tantomeno dalle industrie produttrici di alcol e tabacco. Si pongono però delle regole, finalmente, tipo la tutela dei minori e anche provvedimenti economici.

Quanto ai derivati della cannabis? E' un'anticamera per la legalizzazione?

Forse. Di fatto, non potendo appunto proibire il fumo di tabacco ed avendo in sostanza equiparato i due tipi di "fumo" è evidente che si pensa di metterli sullo stesso piano da ogni punto di vista. Del resto, che l'alcol era da considerare alla stregua di una droga, che insomma era sostanzialmente pericolosa, noi lo dicemmo a Palermo, quattro anni fa durante la prima conferenza del governo sulle droghe. Ma allora, come ora, non ci scordiamo che si va a cozzare contro interessi forti che nel nostro paese, ad esempio, hanno impedito perfino di intervenire sul piano della pubblicità.

Quali conseguenze pratiche può avere in Italia l'esempio francese, ammesso che possa averne? E nel resto dell'Europa?

Penso che i tempi saranno lunghi anche in Francia e che molte saranno le opposizioni che si faranno sentire in modo ritengo anche molto animato. Credo che qui da noi sarebbe più o meno la stessa cosa, se e quando si dovesse arrivare ad una soluzione simile a quella.

 


PARIGI NON E' PIU' PROIBITA

GRAZIA ZUFFA

L' informazione italiana sembra ormai saldamente in mano ai professionisti della disinformazione. E' ciò che si evince scorrendo i titoli dei maggiori quotidiani italiani sul rapporto che la commissione interministeriale sulle droghe ha presentato al governo francese: "Alcol e tabacco come la droga", titola La Repubblica, che nel sottotitolo ci informa, si fa per dire, come "la lotta agli stupefacenti" sarà "estesa" anche a queste sostanze. Dal che il povero lettore è portato a credere che il proibizionismo impazzi ormai senza confini, né geografici, né tantomeno di buon senso. E poiché i desideri, più o meno inconsci, hanno la meglio sulla realtà dei fatti e delle notizie, il Corriere si inventa di sana pianta che in Francia presto l'abuso di alcol e tabacco "potrà essere considerato perseguibile" come l'uso di eroina e hashish. Aggiungendo, come "chicca" di commento politico, la sottolineatura della "discordanza" fra la politica della tollerante Olanda e quella del governo francese.

In realtà la notizia che proviene d'oltralpe è di tutt'altro segno. Nel giugno scorso il ministro della sanità Bernard Kouchner aveva presentato al senato un rapporto sulle droghe redatto da un gruppo di scienziati guidati dal professore Bernard Roques. Il documento classificava le sostanze, sia lecite che illecite, a seconda della dannosità per la salute e della capacità di indurre dipendenza. Le più pericolose risultavano l'alcol, l'eroina e la cocaina, seguite dagli psicostimolanti e dal tabacco; la cannabis era invece considerata la "droga" di gran lunga meno pericolosa. Già allora Kouchner aveva sottolineato che il maggior allarme sociale sui danni dell'eroina rispetto a quelli dell'alcol era da imputarsi a una percezione culturale sbagliata, che fa discendere la pericolosità delle sostanze dal regime legale di illiceità o meno delle stesse. A partire dal rapporto Roques, il ministro aveva insediato una commissione interministeriale, presieduta da Nicole Maestracci, col compito di presentare al governo proposte operative.

L a relazione finale della commissione Maestracci riconferma la "rivoluzione culturale" del precedente documento scientifico. Non si tratta più di difendere il principio "etico" della proibizione, tramite la repressione dell'uso di droghe illecite e l'"accanimento terapeutico" per "salvare" i consumatori di eroina, ma perché no, anche di qualche semplice spinello. Il principio guida dell'intervento istituzionale diventa la tutela della salute dei cittadini, distinguendo pragmaticamente fra sostanze ad alta nocività e altre meno dannose (come la canapa appunto), e soprattutto fra uso e abuso, sia per le droghe legali che quelle illegali. Questi non sono altro che i principi cardine della riduzione del danno, che mira a difendere la convivenza civile e il benessere dei cittadini, puntando sulle strategie sociosanitarie e allentando la morsa dell'inutile e dannosa repressione. L'enfasi sui danni dell'abuso di alcol e tabacco non sfocia certo in un giro di vite proibizionista, quanto in un allineamento delle politiche sulle droghe, rafforzando l'azione sociale e sanitaria per le droghe legali e diminuendo l'impatto penale per le droghe illegali, a cominciare dalla depenalizzazione del consumo, esplicitamente suggerita dal rapporto.

Dunque, stando ai fatti, la vera notizia è che anche la Francia, fino a ieri roccaforte del proibizionismo, approda alle politiche più pragmatiche e ragionevoli di altri paesi europei, Olanda in testa.

Mentre uscivano le proposte francesi, la ministra tedesca Fischer riconfermava l'impegno del governo per la sperimentazione di eroina terapeutica. Tra un mese esatto, in un convegno promosso da Forum droghe e dal comune di Venezia, Kouchner e Fisher si ritroveranno intorno allo stesso tavolo, con i ministri italiani, per discutere di politica sulle droghe. Sarà interessante verificare le convergenze e ci aspettiamo segnali di novità sullo stagnante fronte italiano. In ogni caso sembra proprio che l'Europa della riduzione del danno guadagni zone geografiche e politiche di consenso sempre più vaste. Ai "disinformatori" nostrani piacendo o non piacendo.

 

 

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