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LETTERA APERTA AL MINISTRO DELLA SANITA' ON. SIRCHIA

Illustre Signor Ministro,

siamo un'associazione di pazienti, medici e semplici cittadini. Le scriviamo questa lettera fiduciosi della Sua attenzione.

Molti di noi combattono ormai da parecchi anni la loro battaglia contro la propria malattia, coadiuvati in ciò dai rimedi che la medicina ufficiale ha saputo mettere a nostra disposizione. Come Lei sa bene, si tratta, molte volte, di rimedi solo parzialmente efficaci, talora con effetti collaterali indesiderati di una certa rilevanza.

Nel corso di questi anni, alcuni di noi hanno potuto verificare che l'assunzione di derivati della Cannabis si è rivelata in grado di aiutarci a trovare sollievo alle nostre sofferenze. Per alcuni è stata una scoperta del tutto casuale, per altri il punto d'arrivo di un percorso di approfondimento delle conoscenze scientifiche al riguardo. Esiste, infatti, come Lei ben saprà, una ricca mole di pubblicazioni scientifiche, che conferma quanto alcuni di noi hanno avuto modo di sperimentare in prima persona.

Ma la possibilità per noi tutti di potere fare ricorso a queste sostanze è risultata fortemente limitata dal fatto che esse non sono reperibili legalmente. L'unica modo di ottenerle è stato ed è il ricorso al mercato nero, comportamento che molti di noi ritengono eticamente censurabile oltre che rischioso, ovvero il ricorso alla coltivazione "in proprio", il che ha esposto alcuni di noi a conseguenze penali che consideriamo ingiuste ed inaccettabili.

Nel novembre 2000, in occasione della Terza Conferenza governativa sulle sostanze psicotrope di Genova, abbiamo presentato un "libro bianco" al Suo predecessore prof. Veronesi in cui, oltre a presentare sommariamente le attuali evidenze scientifiche e lo stato della ricerca, chiedevamo di fare quanto nelle Sue possibilità per ricondurre l'utilizzo terapeutico della Cannabis e dei suoi derivati in un ambito di legalità.

A distanza di alcuni mesi, e nonostante i significativi avanzamenti normativi che nel frattempo sono stati registrati in paesi come il Canada, o i promettenti risultati preliminari degli studi scientifici in corso in Inghilterra, abbiamo dovuto constatare, con amarezza, che nessun passo avanti in questa direzione è stato compiuto nel nostro Paese.

Con l'obiettivo di dare maggiore visibilità alle nostre richieste ci siamo costituiti in associazione, dando vita, nel marzo 2001, all'Associazione per la Cannabis Terapeutica.

Possiamo dire che la nostra iniziativa ha sino ad ora trovato un notevole ascolto tra le associazioni di pazienti e sui mezzi di comunicazione di massa, nonchè in autorevoli esponenti della comunità scientifica, ma a tutt'oggi dobbiamo registrare una scoraggiante "sordità" da parte del mondo politico ed in particolare dei responsabili della politica sanitaria.

Ci rivolgiamo pertanto a Lei spinti da una pressante necessità: trovare una modalità legale di accesso a sostanze che sotto il profilo farmacologico risultano molto meno tossiche e più sicure di molti farmaci regolarmente in commercio, che per alcuni di noi rappresentano l'unica maniera di alleviare un vissuto di sofferenza e che non ci rassegniamo a dover reperire attraverso canali che ci obbligano ad infrangere la legge.

Le chiediamo, in concreto, di fare quanto è nelle sue possibilità per:

1) L'istituzione, presso il Ministero della salute, di una commissione di esperti con il compito di :
a)
rilevare le evidenze scientifiche acquisite ed i possibili sviluppi della ricerca sugli utilizzi in campo medico dei cannabinoidi.
b)
effettuare una ricognizione sull'attuale uso di tali sostanze in Italia da parte di ammalati cronici
c)
recepire comunicazioni di medici e operatori sanitari che ritengano di poter fornire un utile contributo ai fini della corretta comprensione e valutazione del problema
d)
stilare, entro 6 mesi dalla data di istituzione della commissione stessa, un Rapporto al Ministro della Salute che provvederà alla sua pubblicazione e diffusione

2) L'immissione nel prontuario farmaceutico dei cannabinoidi di sintesi già disponibili in commercio in altri paesi (dronabinol e nabilone).
Tali farmaci sono già regolarmente registrati e, con specifiche indicazioni (trattamento della nausea nei pazienti in chemioterapia, stimolazione dell'appetito nei pazienti con wasting syndrome da AIDS), legalmente disponibili anche in alcuni paesi dell'Unione Europea. Basterebbe applicare il principio del mutuo riconoscimento per renderli immediatamente disponibili anche in Italia. Ciò consentirebbe di superare la assurdità della attuale situazione che, pur prevedendo, in linea teorica, la prescrivibilità di tali sostanze (con le modalità previste dall'art. 43 del T.U. sulle sostanze stupefacenti e psicotrope), non contempla in concreto la possibilità di soddisfare una tale prescrizione.

3) L'individuazione di laboratori pubblici e istituti universitari per la produzione di preparati naturali di cannabis a contenuto noto di THC, da utilizzare a fini terapeutici e di ricerca
Tale modalità di approvvigionamento, utilizzata in paesi come gli USA, il Canada, la Gran Bretagna che pure adottano legislazioni tutt'altro che permissive in materia di sostanze stupefacenti, è anch'essa contemplata dagli articoli 26 e 27 del T.U. ma non ci risulta che a tali norme sia mai stata data attuazione

4) L'avvio, presso istituti universitari o ospedalieri che ne abbiano i requisiti, di sperimentazioni con cannabinoidi in quelle patologie in cui ci sono promettenti evidenze ma non ancora certezze.
Come Le è certamente noto per alcune patologie esistono già evidenze sufficienti a giustificare l'utilizzo terapeutico dei cannabinoidi, mentre per altre (sclerosi multipla, lesioni midollari, terapia di alcune forme di dolore cronico, epilessia, glaucoma, patologie neurodegenerative,) esistono promettenti evidenze sperimentali oltre che convincenti esperienze aneddotiche.
In tutte queste condizioni riteniamo che, analogamente a quanto sta già avvenendo in molti paesi europei, debbano essere messe in atto, anche nel nostro paese, sperimentazioni cliniche controllate che ne verifichino l'efficacia.

Siamo convinti che in quanto medico Lei abbia le competenze necessarie per giudicare la validità delle evidenze scientifiche a sostegno delle nostre richieste ma anche la sensibilità necessaria a coglierne la drammatica urgenza per un gran numero di ammalati.

La ringraziamo sin d'ora per la Sua attenzione e per tutto quanto vorrà fare per dare risposta alle nostre richieste.

 

Roma 6 ottobre 2001

Le socie e i soci della Associazione per la Cannabis terapeutica

 

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