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Usi terapeutici della Cannabis - Emicrania Torna alla pagina precedente
POTENZIALI CAMPI DI USO TERAPEUTICO DEI DERIVATI DELLA CANNABIS
Emicrania

Un po' di storia
L'uso della Cannabis per il dolore di testa risale a parecchi secolo addietro.
La prima inequivocabile descrizione è quella di un medico persiano del nono secolo , e sappiamo che nel Medio Evo la medicina araba era la più evoluta. Anche Santa Ildegarda, famosa erborista del dodicesimo secolo, la propone come cura:" Chi ha il cervello pieno e dolori alla testa può mangiarla e i dolori saranno ridotti". A cominciare dalla metà del diciannovesimo secolo la Cannabis fu introdotta sempre più nella medicina officiale, e l'emicrania divenne una delle indicazioni più frequenti. Importanti trattati di terapia del tempo la menzionano per questo scopo, e famosi clinici la consigliano. Ad esempio Edouard C. Seguin, presidente della Società Neurologica di New York affermò:" ..con l'uso prolungato della Cannabis indica l'emicrania o il mal di testa può essere curato, spesso alleviato, o mitigato in severità". Simili pareri si ritrovano nella letteratura medica per decine d'anni, e ancora nel 1915 Sir William Osler, uno dei padri della moderna medicina, sentenziava sull'emicrania:"Cannabis indica è probabilmente il rimedio che dà maggiori soddisfazioni".
Si può affermare che la Cannabis fu considerata per circa un secolo nella letteratura medica occidentale una delle migliori terapie per l'emicrania, se non addirittura la migliore.

Cosa dice la ricerca
Tra le cause dell'emicrania vi è uno squilibrio nel sistema del neuromediatore serotonina.
Gli effetti dei cannabinoidi sui recettori cerebrali della serotonina rappresentano il razionale per il loro impiego nel trattamento della crisi acuta e nella terapia profilattica.
I cannabinoidi riducono la liberazione di questa sostanza dalle piastrine del sangue dei pazienti [1], e ne modulano l'attività a livello del cervello [2] in maniera tale da ridurre lo stimolo al vomito, sintomo d'accompagnamento frequente.
I principi attivi della Cannabis si sono dimostrati validi antiinfiammatori senza peraltro gli effetti gastrolesivi di questi farmaci [3].
I cannabinoidi interagiscono sul sistema degli oppioidi ed è stato trovato un circuito cerebrale basato su cannabinoidi che media l'analgesia, cioè la riduzione del dolore [4]. Recettori per i cannabinoidi si trovano in zone del cervello già note perché implicate nell'analgesia [5].
Altri meccanismi implicati sono il sistema dopaminergico [6] e quello della NMDA-glutammato [7].

Revisione della letteratura
Le evidenze cliniche a favore di un uso terapeutico della cannabis nel trattamento dell'emicrania sono ancora limitate e si tratta per lo più di evidenze aneddotiche.
E' riportato il caso di tre fumatori di Cannabis in cui la cessazione dell'uso della sostanza provocò crisi di emicrania, prontamente regredita con il ritorno all'uso [8]. Analoghe esperienze vengono descritte anche da altri autori [9-11].
L'emicrania è una delle indicazioni più frequenti riscontrate in un'indagine svolta tra i consumatori tedeschi di Cannabis ad uso medico [12] ed in una analoga svolta fra i consumatori californiani [13].

In una casistica del prof. Ethan Russo, una delle massime autorità in materia, l'80% degli emicranici trovavano giovamento dall'assunzione di Cannabis, spesso con risoluzione completa dei sintomi [14].
Tornando sull'argomento in una rassegna pubblicata su Pain [15], la più importante rivista scientifica sul dolore, l'autore sostiene che :

  • La Cannabis ha una lunga storia di uso efficace e sicuro nel trattamento e nella profilassi dell'emicrania.
  • La Cannabis sembra modulare i processi nocicettivi nel cervello, e può interagire con la via serotoninergica e altre vie implicate nell'emicrania.
  • La Cannabis ha inoltre riconosciute proprietà anti-emetiche, utili nel trattamento dell'emicrania.
  • La Cannabis, quando inalata, è rapidamente attiva, saltando l'assorbimento intestinale, marcatamente ridotto nell'emicrania, e può essere dosata in maniera esatta alla richiesta del paziente.
Sulla base di tali premesse i derivati della Cannabis potrebbero rappresentare il farmaco ideale per il trattamento dell'emicrania, specie ove si consideri che le terapie attualmente disponibili per il trattamento dell'emicrania, talora gravate da pesanti effetti collaterali, risultano non completamente efficaci in circa il 30% dei casi.

E' auspicabile che si giunga in breve a una sperimentazione clinica con i derivati della Cannabis in questa malattia che, secondo una definizione dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, "non uccide, ma non lascia vivere".

Descrizione della malattia
L'emicrania è il disturbo neurologico più comune nelle società sviluppate. In Italia colpisce il 12% della popolazione, quindi 7,2 milioni di italiani vanno incontro nella loro vita a questo disturbo. Le donne sono interessate 2-4 volte più degli uomini .
Questa patologia ha spesso un pesante impatto sulla vita sociale e sulla attività lavorativa dei pazienti, limitandole severamente.

I sintomi
Vi sono varie forme di mal di testa. Le più comuni sono tre: la cefalea di tipo tensivo, la cefalea a grappolo e l'emicrania, .
Nella cefalea tensiva il dolore è come un peso, un cerchio che opprime tutta la testa in modo costante.
Nella forma a grappolo si hanno varie crisi di dolore lancinante dietro l'occhio.
Nell'emicrania il dolore è pulsante, unilaterale, spesso accompagnato da nausea o vomito. Il paziente in genere non riesce a proseguire la sua attività, ma è costretto ad andare "a letto, al buio, in silenzio". Nelle forme classiche il dolore è preceduto da un'aura, cioè da sintomi premonitori, in genere di tipo visivo quali immagini luminose. Alla fine il soggetto si sente stanco come dopo una sbornia e l'umore stesso ne risente.

Le cure
Possiamo distinguere una terapia profilattica e una sintomatica.
Tra i farmaci della prima classe troviamo i beta bloccanti, che tra gli effetti collaterali hanno l'abbassamento della pressione e della frequenza cardiaca, le crisi asmatiche, l'impotenza e la depressione. Abbiamo poi i calcioantagonisti come la flunarizina che può dare aumento del peso, disturbi gastrointestinali e depressivi . Non scevri da rischi anche gli antagonisti serotononergici e gli antidepressivi.
Il trattamento dell'episodio acuto si basa sugli sugli antiinfiammatori non steroidei, ovvero i comuni analgesici quali l'aspirina, il paracetamolo e i derivati. Possono causare intolleranza gastrica, talora con rischio di emorragie. Abbiamo poi gli ergotaminici, possibili causa di tossicità renale o epatica e di una grave forma di intossicazione detta ergotismo. I farmaci più recenti sono gli agonisti serotoninergici o triptani, che hanno rappresentato un notevole avanzamento nella terapia. Anche questi possono dare però problemi, quali dolori anginosi, disturbi faringei, ansietà.
Tra le medicine non convenzional



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