In base alle stime dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, il sintomo "dolore" è presente nel 60-80% dei soggetti in fase terminale, e si stima in 55.000-80.000 all'anno il numero dei pazienti neoplastici in Italia con una sintomatologia dolorosa importante.
Il dolore da cancro è un dolore slegato da qualsiasi finalità. Non serve a dare l'allarme che "qualcosa non va", o a innescare comportamenti protettivi. Nel cancro, non si tratta più di dolore-sintomo, ma di malattia di per sé, vera e propria "malattia nella malattia", in grado di interferire gravemente con la vita del malato, minandone alla radice la qualità.
La natura del dolore tumorale
Le cause del dolore da cancro sono varie. Il tumore può invadere l'osso o i tessuti molli, può comprimere o infiltrare nervi e vasi sanguigni, può ostruire visceri cavi. Il dolore può essere nocicettivo, cioè dovuto al diretto interessamento di strutture somatiche superficiali (pelle, mucose) o profonde (muscoli, ossa, visceri), oppure neuropatico, quando il tumore coinvolge il sistema nervoso. La stessa terapia antitumorale (chirurgica, chemioterapica, radioterapica) può essere nel 20-25% una causa di dolore.
Vi è inoltre una componente "non fisica" del dolore che può aggravare la sofferenza legata al dolore puramente "fisico", o che può creare nel malato grave sofferenza anche in assenza di un dolore fisico grave.
Per il cancro si è appropriatamente coniato il termine di dolore totale, che deve essere visto come la somma del dolore puramente fisico, degli effetti collaterali delle terapie (come la nausea e il vomito), della perdita di capacità fisiche e della sofferenza psico-affettiva (solitudine, incertezza per il futuro, ansia, depressione, irritabilità, rabbia, disperazione, paura della morte).
La terapia del dolore tumorale
La terapia del dolore cronico da cancro si basa sull'uso sequenziale di alcuni farmaci, che va dai comuni analgesici-antiinfiammatori (FANS), agli oppioidi minori (codeina e derivati), agli oppioidi maggiori (morfina e simili). Si possono associare farmaci 'adiuvanti', interventi chirurgici o blocchi anestesiologici.
L'Organizzazione Mondiale della Sanità consiglia una scala a tre gradini per l'uso degli analgesici, che vanno preferibilmente somministrati per via orale e secondo uno schema "a ore fisse" (invece che "al bisogno"), con la possibilità di assumere dosi aggiuntive in situazioni particolari.
Il primo gradino della scala OMS corrisponde all'uso dei farmaci antiinfiammatori non steroidei o FANS, cioè acido salicilico (aspirina) e simili. Nel secondo si associano gli oppioidi deboli, cioè codeina e simili. Al terzo livello corrispondono la morfina e gli altri oppioidi forti.
In tutte le fasi della terapia, possono essere utilizzati farmaci "coadiuvanti (cortisone, tranquillanti, neurolettici, antidepressivi, ecc.).
Naturalmente tutti gli analgesici sono farmaci con possibili effetti collaterali, talora gravi, che possono richiedere precauzioni specifiche nell'uso cronico a lungo termine. I FANS possono dare disturbi allo stomaco fino all'ulcera, specie se assunti per lunghi periodi. Gli oppioidi danno quasi sempre stitichezza anche grave, spesso nausea, torpore ed è sempre possibile, anche se rara, la depressione respiratoria.
La cannabis nel dolore tumorale
La cannabis e i cannabinoidi - già utilizzati come coadiuvanti nella chemioterapia dei tumori, per i loro effetti anti-nausea e anti-vomito [34] - sembrano promettenti nella terapia del dolore da cancro, almeno in alcuni casi.
I cannabinoidi agiscono infatti su vie nervose parallele a quelle degli oppioidi e integrate con esse, ma diverse, per cui è possibile un effetto sinergico nell'uso combinato di cannabinoidi e oppioidi. [13, 19].
Inoltre i cannabinoidi potrebbero essere efficaci su certe forme di dolore neuropatico su cui gli oppioidi non hanno effetti rilevanti [29].
Non deve nemmeno essere trascurato un loro possibile ruolo di “coadiuvanti” nella terapia del dolore per il loro effetto positivo sull'umore e sull'appetito.