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Usi terapeutici della Cannabis - Patologie autoimmuni Torna alla pagina precedente
POTENZIALI CAMPI DI USO TERAPEUTICO DEI DERIVATI DELLA CANNABIS
Malattie autoimmuni

I cannabinoidi come antinfiammatori e come immunomodulatori

In diverse sindromi dolorose secondarie a processi infiammatori (ad es. colite ulcerosa, artrite), i prodotti a base di cannabis possono non solo agire come analgesici, ma anche dimostrare capacità antinfiammatorie. Per esempio, alcuni pazienti affetti da queste malattie riferiscono che, usando cannabis, hanno un notevole sollievo e possono ridurre le dosi dei farmaci comunemente impiegati, come i corticosteroidi e i FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei).

Diversi studi in vitro e in vivo hanno dimostrato che il THC riduce la risposta immunitaria sia cellulare che umorale contro diversi agenti infettivi [1], cosicché spesso si dice genericamente che "la cannabis deprime la risposta immunitaria".

Questo effetto immunomodulatore della cannabis ha invece implicazioni che non sono in genere sottolineate come meritano. I farmaci immunosoppressori sono importantissimi per moltissime malattie; sono relativamente pochi, e sono tutti estremamente delicati da usare nel lungo termine. L'attività immunosoppressiva (oltre che antinfiammatoria) dei cannabinoidi potrebbe quindi essere utilmente sfruttata in diverse malattie autoimmuni.

Il sistema dei cannabinoidi endogeni, come quello degli oppioidi endogeni, dimostra direttamente questa integrazione, se si considera che i recettori dei cannabinoidi, come quelli degli oppioidi, non solo sono presenti in moltissime aree del sistema nervoso, ma anche sulle cellule del sistema immunitario. In particolare, i recettori di tipo CB1 sono prevalenti nelle cellule del sistema nervoso, mentre sono scarsi in quelle del sistema immunitario. Su queste prevalgono invece i recettori di tipo CB2. I linfociti B e le cellule NK (natural killer) sono le cellule con la massima concentrazione di recettori CB2, i linfociti T8 e T4 quelli con la concentrazione minima.

Cannabis e malattie autoimmuni

Tutte le risposte immunitarie sono controllate da messaggeri chimici chiamati citochine, rilasciati dalle cellule immunocompetenti. Ogni tipo di risposta immunitaria ha un suo caratteristico profilo citochinico. Secondo R. Melamede [2] le malattie autoimmuni caratterizzate da un profilo Th1 (cioè da una risposta linfocitaria a dominanza T-helper 1, con aumento dei livelli delle citochine proinfiammatorie IL1, IL2, IL12, IL18 e interferone gamma), al contrario di quelle caratterizzate da un profilo Th2 (con dominanza T-helper 2, con livelli elevati di IL4, IL10 e IL13), dovrebbero beneficiare degli effetti dei cannabinoidi. Stimolare i recettori dei cannabinoidi, infatti, inibirebbe la risposta Th1 e promuoverebbe la risposta Th2, ovvero sposterebbe la risposta immune verso un profilo Th2, correggendo in parte l'anomalia presente nelle malattie con profilo Th1.

Fra le malattie che sembrano caratterizzate dal profilo Th1, vi sarebbero la sclerosi multipla, l'artrite reumatoide, il diabete di tipo I (insulino-dipendente), la malattia di Crohn, la psoriasi. La sclerosi sistemica e la malattia di Graves (ipertiroidismo) sarebbero invece a profilo Th2. Il lupus eritematoso sistemico (LES) sembra poter essere, a seconda dei casi, a profilo sia Th1 che Th2. Il primo sarebbe tipico delle forme post-partum e delle forme tardive, il secondo delle forme giovanili.

Se, quindi, da un lato è d'obbligo la prudenza, non si devono nemmeno ignorare le numerose segnalazioni a favore di un'efficacia dei cannabinoidi in queste malattie in genere difficili da curare, e spesso curate con alte dosi di cortisone o altri farmaci gravati da pesanti effetti collaterali. Se l'efficacia verrà confermata dagli studi in corso, la bassa tossicità e la buona tollerabilità dei cannabinoidi li renderanno potenziali farmaci di prima scelta in molte di queste gravi malattie.

Descrizione della malattia
L'infiammazione è una risposta elementare dei tessuti viventi vascolarizzati a uno stimolo lesivo di qualsiasi natura. Consiste nel far affluire più sangue nell'area interessata dallo stimolo e, con il sangue, le cellule della prima linea difensiva, i leucociti. Nel processo infiammatorio entrano in gioco fattori solubili rilasciati sia dalle cellule lese che dai leucociti. Il risultato è quello di delimitare e isolare l'area lesa e, eventualmente, permettere la riparazione della lesione o, se necessario, sostituire il tessuto danneggiato con un tessuto cicatriziale. Nelle infiammazioni cosiddette acute, a parte i casi gravi e mortali (fortunatamente assai rari in rapporto alla frequenza del fenomeno infiammatorio), l'esito può variare fra due estremi: la piena restituzione ad integro del tessuto e la sua totale sostituzione con tessuto fibroso (cicatrice). Ma esistono anche forme infiammatorie croniche, in cui cioè lo stimolo lesivo persiste nel tempo, a volte anche indefinitamente, e la reazione infiammatoria dell'organismo diventa allora una specie di "lotta continua" senza possibilità di vittoria. In questi casi, i tessuti interessati continuano ad essere progressivamente danneggiati dall'agente lesivo, e la reazione infiammatoria può assumere un significato non più semplicemente difensivo, ma, a sua volta, dannoso per l'organismo.

Molte malattie croniche sono di natura infiammatoria, sono cioè caratterizzate dalle alterazioni tipiche delle infiammazioni croniche (infiltrati leucocitari, granulomi, esiti cicatriziali).
In alcune di queste malattie, per esempio nelle epatiti virali croniche, il fenomeno infiammatorio è scatenato da una reazione immunitaria, cioè dalla tipica reazione di difesa-offesa contro un "aggressore" esterno, che l'organismo riconosce come non sé e che tenta pertanto di distruggere ed eliminare (nel caso dell'epatite virale cronica, il nemico è la cellula epatica invasa dal virus). Esiste poi un vasto gruppo di malattie originate o caratterizzate da una reazione immunitaria anomala, spesso esagerata, diretta non più contro un agente patogeno estraneo, ma contro componenti dell'organismo stesso non riconosciute come tali dal sistema immunitario. In questi casi si parla di malattie autoimmuni, cioè di malattie in cui la reazione immunitaria è per errore rivolta contro se stessi.
Tra le malattie appartenenti a questo gruppo, il lupus eritematoso sistemico (LES), l'artrite reumatoide, la malattia di Graves (ipertiroidismo), l'anemia emolitica autoimmune, alcune forme di diabete, alcune forme di glomerulonefrite, ecc.
Malattie infiammatorie croniche come il morbo di Crohn e la colite ulcerosa (secondo alcuni, due facce di una stessa malattia), di cui non è ancora chiara la causa, potrebbero anch'esse esser dovute a fenomeni autoimmunitari.

Links
  • CANNABIS ANALGÉSICO, ANTIINFLAMATORIO E INMUNOMODULADOR
    (tratto da Cañamo)
  • Vedi anche ...
  • Artrite reumatoide
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