Recenti ricerche hanno evidenziato che i cannabinoidi sono degli importanti modulatori del sistema immunitario [1-2] e che quindi possono avere un ruolo nel trattamento delle malattie infiammatorie croniche. Si ipotizza, in base a studi di farmacologia molecolare, che il tetraidrocannabinolo e forse tutti i cannabinoidi si comportino da inibitori selettivi della COX-2, cioè abbiano gli stessi effetti degli antiinfiammatori dell'ultima generazione. Inoltre se il THC puro ha effetti immunosoppressivi (che vanno comunque in tolleranza in tempi sufficientemente brevi), questi sono ridotti dalle altre sostanze presenti nella pianta, quali terpenoidi e flavonoidi, le quali hanno di per sé vari positivi effetti come quello antiinfiammatorio [3-4].
Un derivato sintetico della cannabis, l'acido ajulemico, si è dimostrato in grado di interferire con l'artrite degli animali da laboratorio riducendo il danno articolare [5], probabilmente grazie al fatto che riduce la secrezione di agenti infiammatori da parte dei monociti, un sottogruppo dei “globuli bianchi” [6]. L'acido ajulemico si dimostra dotato di proprietà analgesiche e antiinfiammatorie con un ridotto potenziale di effetti collaterali. Negli animali non provoca ulcera, e anche a dosaggi elevati non ha effetti sul sistema nervoso centrale; anche un trial clinico sperimentale ha dimostrato che non ci sono effetti collaterali rilevanti. Interessante il fatto che, da test su animali, il derivato ha il potenziale di ridurre la distruzione articolare causata dal reumatismo. I dati preliminari suggeriscono che possa avere un ruolo quale analgesico e antiinfiammatorio non solo nei disturbi muscolo-scheletrici, ma anche in altre gravi forme di dolore ed infiammazione.
Un trial clinico controllato per testare l'efficacia di uno spray sublinguale a base di estratti naturali di cannabis in pazienti con artrite reumatoide è stato recentemente proposto dai reumatologi dell'ospedale “La Colletta” di Arenzano (Genova), ma non è ancora entrato nella fase operativa [7].
Un componente naturale non psicoattivo della cannabis, il cannabidiolo, riduce negli animali l'infiammazione e la progressione della artrite. Studi su pazienti con altre malattie, come l'epilessia e la corea di Huntington, non hanno evidenziato, anche nell'uso cronico, la comparsa di effetti collaterali. Il cannabidiolo può essere preso per bocca e questo, secondo gli autori della ricerca, lo rende un attraente candidato per la cura dell'artrite reumatoide [8].
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Descrizione della malattia |
 L'artrite reumatoide è una tipica malattia autoimmunitaria, in cui cioè il sistema immunitario, che normalmente ci difende dall'attacco di agenti potenzialmente pericolosi quali sostanze estranee o microbi, non riconosce più alcuni tessuti dell'organismo, cosicchè si sviluppano autoanticorpi in grado di provocare danni a vari organi.
Le cause precise dell'artrite reumatoide non sono ancora note, di certo vi sono fattori genetici e forse fattori infettivi. Sembra cioè che alcuni microrganismi, in particolari condizioni e in particolari soggetti predisposti, creino un danno che poi si automantiene. Il disturbo è sistemico, cioè può interessare vari organi, dai polmoni agli occhi ai vasi sanguigni, ma l'interessamento articolare è caratteristico, con dolore, rigidità mattutina che dura più di un'ora e infiammazione (di solito in sedi simmetriche). Con il persistere del disturbo si possono avere tipiche deformazioni articolari con perdita della funzione. Caratteristico l'interessamento delle mani e delle dita, con le falangi che risultano deviate, ma tutte le altri articolazioni possono essere danneggiate.
La terapia si basa in primo luogo sugli antiinfiammatori, poi sul cortisone e su farmaci detti "modificatori del decorso della malattia" come i sali d'oro, la penicillamina, la sulfasalazina, gli antimalarici e gli immunosoppressori. |
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