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SCIENZA: A PROPOSITO DI DUE ARTICOLI DEL BMJ

Il British Medical Journal, prestigiosa rivista scientifica inglese, ha pubblicato nel luglio scorso due articoli, accompagnati da un commento editoriale, sugli usi terapeutici della Cannabis.

Si tratta di due revisioni sistematiche delle evidenze scientifiche disponibili relative all'efficacia della cannabis in due particolari contesti clinici: il trattamento di nausea e vomito nei malati in chemioterapia e l'uso come farmaco antidolorifico.

Come spesso accade i mass-media hanno presentato i dati dei due lavori in maniera distorta: qualcuno si è spinto a presentarli addirittura come una "pietra tombale sull'uso terapeutico della Cannabis".
In realtà una lettura attenta dei due articoli porta conclusioni di tutt'altra natura!

Per quanto riguarda l'uso come antiemetico, per il trattamento cioè di nausea e vomito, in chemioterapia, l'articolo in questione (http://bmj.com/cgi/content/full/323/7303/16) dopo aver passato in esame l'insieme degli studi pubblicati negli ultimi decenni, conclude che i cannabinoidi si sono rivelati più efficaci dei farmaci tradizionalmente utilizzati quali proclorperazina, metoclopramide, clorpromazina, tietilperazina, aloperidolo, domperidone, alizapride.
Si tratta quindi di una ulteriore autorevole conferma della efficacia dei cannabinoidi in questo ambito.

Per quanto riguarda invece la terapia del dolore (http://bmj.com/cgi/content/full/323/7303/13) gli studi disponibili rivelano una scarsa efficacia dei cannabinoidi nel trattamento di alcune forme di dolore, quali il dolore tumore-correlato o il dolore post-chirurgico e pertanto ne viene sconsigliato l'uso in questi casi. L'articolo riconosce tuttavia che nel trattamento del dolore di origine neuropatica e in quello legato a fenomeni di spasticità muscolare (sclerosi multipla, lesioni midollari, etc) le evidenze concordano nel suggerire un possibile ruolo terapeutico dei cannabinoidi per la cui conferma si attendono tuttavia i risultati di numerosi studi in corso.

La pubblicazione dei due articoli ha suscitato numerose prese di posizione.

Il Dr. Roger Pertwee della University of Aberdeen ha dichiarato: "I dati passati in rassegna nell'articolo del BMJ sono gli stessi di una revisione della British Medical Association pubblicata nel 1997. I membri della commissione di esperti conclusero allora il loro lavoro raccomandando la prescrizione di cannabinoidi in tutte le forme di dolore che non rispondono alle terapie convenzionali. "

Il Dr. Franjo Grotenhermen del Nova-Institute di Colonia, in una lettera al direttore del BMJ, sottolinea che le conclusioni dell'articolo rischiano di essere fuorvianti: " La questione di maggiore interesse non è se i cannabinoidi siano dotati o meno di una generica efficacia antidolorifica, ma quali siano le forme di dolore cronico in cui i cannabinoidi possono essere efficaci."

Il Dr. Philip Robson, della GW Pharmaceuticals, ha detto: "La GW Ph. concorda con gli autori sul fatto che in alcune forme di dolore i cannabinoidi possano non essere efficaci, ma ricorda che l'articolo riconosce una potenziale utilità nel trattamento del dolore neuropatico e nella spasticità muscolare, che sono per l'appunto gli ambiti in cui la GW Ph. sta concentrando le sue ricerche.
E una ulteriore conferma del potenziale uso antidolorofico in specifici ambiti arriva dal Dr.William Nortcutt, autore di una sperimentazione condotta presso il James Paget Hospital di Gorleston, in Inghilterra, i cui risultati preliminari sono riferiti come molto incoraggianti.

Nessuna pietra tombale quindi, ma autorevoli conferme di potenziali terapeutici non indifferenti!

(Fonti: Campbell FA, et al. BMJ 2001;323:13; Tramèr MR, et al. BMJ 2001;323:16; Bollettino IACM http://www.acmed.org)

   

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