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CannabisMD News & Views : The Connection between Cannabinoids and Anandamides
Torna alla pagina precedente tratto da: cannabisMD.com
 
Quattro chiacchiere sull'anandamide
Intervista a Raphael Mechoulam e Herbert Schuel

Boulder Weekly, 6 Febbraio 2003

Mai sentito parlare di uno 'sballo naturale'? Be', è saltato fuori che siamo tutti quanti un pochettino 'sballati' di continuo, sia che fumiamo o no marijuana. In effetti, i piaceri che ci provengono da marijuana, sesso e cioccolato hanno in comune analoghe reazioni chimiche nel cervello. In questo stesso momento, è presente nel vostro cervello e nel vostro corpo una sostanza ad azione fisiologica simile al THC, o delta-9 tetraidrocannabinolo: il componente della marijuana che fa 'sballare' gli utilizzatori.

Gli scienziati che nel 1992 hanno scoperto questa sostanza naturale che somiglia al THC, guidati da Raphael Mechoulam dell'Università Ebraica di Gerusalemme, l'hanno chiamata "anandamide", dal termine sanscrito per estasi, "ananda". Le molecole di THC, scoprì Mechoulam, possono legarsi facilmente agli stessi recettori cerebrali delle anandamidi; ma il THC dura più a lungo, saturando i centri cerebrali del piacere e provocando, almeno negli utilizzatori principianti, sensazioni di leggerezza mentale e fisica e quasi di estasi.

Da quasi 30 anni, sono i ricercatori ebrei a dominare nella ricerca mondiale sulla marijuana e sul perchè produce uno sballo se fumata. Il Dott. Mechoulam e la sua controparte all'Università`di Buffalo, Herbert Schuel, hanno spiegato a Boulder Weekly come e perchè la maggior parte delle persone sia in sballo la maggior parte del tempo.

Le ricerche di Mechoulam e Schuel mostrano che le anandamidi sembrano connesse a regolazione e bilanciamento dei sistemi biochimici del corpo, e influenzano o controllano le funzioni di riproduzione, sonno, lotta-o-fuga e il ciclo dell'appetito. "Che il THC agisca sui nostri recettori è una bizzarria della natura", ha osservato Mechoulam. "Siamo stati fortunati a essere il primo gruppo nel mondo a lavorare su questa sostanza".

Tutti i mammiferi, i pesci, gli uccelli e i rettili sembrano avere sistemi di regolazione basati sull'anandamide; che si trova anche nei semi del cacao, da cui si produce il cioccolato. "Nel cioccolato è presente in quantità notevoli, il che può spiegare la sensazione di piacere che ce ne viene ", dice Schuel. Altri ricercatori hanno scoperto che il cioccolato sembra prolungare lo sballo della marijuana, come da tempo hanno sostenuto i fumatori.

La mitologia della marijuana ha sempre sostenuto che essa rende le donne più facili da sedurre, che rende gli uomini impotenti o sterili, che induce sonnolenza, e che prolunga la vita sciogliendo lo stress accumulato. Questi due geniali specialisti, Mechoulam e Schuel, non considerano più queste cose come mitologia.

Gli esperimenti coi ratti, spiega Schuel, mostrano che la marijuana produce un certo "miglioramento delle attività sessuali", almeno nei ratti femmina "che appaiono molto più disponibili dei maschi". I test sugli uomini che usano pesantemente marijuana mostrano un diminuito conteggio spermatico, al punto che la marijuana può essere considerata un contraccettivo efficace; ma "non è una cosa certa e sicura; a volte, quando a fumare sono entrambi, hanno dei bambini". Uno degli studi di Schuel sui ricci di mare rivela che le anandamidi inibiscono il processo di penetrazione dello spermatozoo nella cellula uovo. Quando sono presenti anandamidi o THC, lo spermatozoo del riccio di mare, che in effetti ha recettori dell'anandamide sulla superficie, non riesce a sfondare la spessa copertura proteica dell'ovulo.

Molti considerano la marijuana quasi una panacea, utile per la prevenzione e cura del glaucoma e come ausilio alla digestione, o per il trattamento di asma, nausea, insonnia, stitichezza, dolori mestruali, mal di testa, postumi di sbornia, singhiozzo, disordini alimentari e inappetenza.

Schuel è d'accordo che, con la scoperta delle anandamidi, "si è aperto un potenziale enorme per nuovi farmaci e rimedi casalinghi. Ci sono gli aspetti farmacologici e gli aspetti psicogeni". Le medicine a base di cannabis erano comuni nel XIX secolo e, ipotizzano i due scienziati, potrebbero tornare a esserlo nel XXI. Ricercatori europei già stanno testando un trattamento per l'ictus a base di anandamidi che, dice Mechoulam, dato abbastanza tempestivamente sembra proteggere e isolare il cervello dalle conseguenze più gravi.

Storia della ricerca sul THC

All'inizio degli anni '60 il Dott. Mechoulam, fresco di una laurea all'Istituto Rockefeller di New York, lavorava all'Istituto Weizmann di Rehovot in Israele e cercava un campo di ricerche esclusivo, per essere il primo a esplorarlo e farsi un nome nella scienza.

"Decisi di intraprendere un riesame della chimica dell'hashish", scrisse Mechoulam nel 1998 in un notiziario della Società Internazionale per le Ricerche sui Cannabinoidi. Le indagini preliminari di Mechoulam mostrarono che 4500 anni fa gli antichi assiri già usavano la cannabis a scopi medicinali e di espansione della mente. "Sembrava che a lavorare sulla resina di questa pianta non ci fosse nessuno," scrisse, "nonostante che da un esame attento della letteratura fosse evidente che, a dispetto di numerose affermazioni in contrario, il principio attivo non era mai stato isolato in forma pura e la sua struttura era ancora sconosciuta".

Mechoulam persuase un dirigente dell'Istituto Weizmann a mettersi in contatto col capo della polizia d'Israele "e a chiedere qualche chilo di hashish". "Nel giro di una settimana ero al quartier generale a firmare una ricevuta per 5 chili di hashish - gratis - ancora imballati nei sacchi originali di cotone, col marchio del fornitore libanese".

Mechoulam pensava di aver ottemperato a tutte le norme procedurali per ottenere legalmente la sostanza proibita; ma in seguito scoprì che il solo autorizzato a fornire "narcotici" era il Ministero della Sanità, e che tecnicamente lui aveva infranto la legge. Ma riuscì a restar fuori di prigione e a tenersi la sua scorta di hashish.

Nel 1964, Mechoulam e un compagno ricercatore, il Prof. Yehiel Gaoni, isolarono il THC per la prima volta. Mechoulam si rivolse in USA al NIH, l'Istituto Nazionale della Sanità, per ottenere una borsa di ricerca, ma fu respinto seccamente. "La droga era usata solo dai nativi del Sudamerica", mi dissero, "ed era sconosciuta negli Stati Uniti".

Ma il conflitto politico degli anni '60 sulla marijuana fece cambiare le cose. "Un senatore americano aveva chiesto al NIH se sapessero qualcosa sulla marijuana, perche suo figlio era stato preso a fumarla", scrisse Mechoulam. "Il senatore voleva sapere se il figlio si fosse danneggiato il cervello in modo irreparabile". Il Dott. Dani Efron, a quel tempo capo del settore farmacologico al NIH, contattò Mechoulam immediatamente. "Non volevano sembrare disinformati e chiesero aiuto a me. Così gli fornimmo 10 grammi di THC puro, l'intera riserva mondiale, e ottenemmo il nostro finanziamento. Molte delle prime ricerche in America sul THC furono fatte col nostro materiale, ma Efron tenne segreta la sua fonte di rifornimento".

Da allora il Dott Mechoulam ha continuato ad avere finanziamenti dal NIH. Entro la fine del decennio, aveva isolato la maggior parte degli altri cannabinoidi della marijuana, scoprendo che il delta-9 THC è l'unico a mostrare in laboratorio effetti misurabili sulle scimmie rhesus.

In un articolo del 1970 sulla rivista Science, Mechoulam ipotizzò che il corpo umano trasformasse il THC in un'altra sostanza, e che fosse questa ad agire a livello molecolare producendo lo sballo. Più tardi, scoprì questa sostanza metabolica nell'urina dei mammiferi, aprendo la via all'odierna industria dei test antidroga sulle urine... "e non avevamo pensato a prendere il brevetto!", aggiunge.

Nel 1988, un gruppo di ricerca americano che comprendeva Bill Devane annunciò di aver trovato prova che esiste nel cervello dei mammiferi un recettore dei cannabinoidi. Devane raggiunse Mechoulam in Israele per approfondire la domanda: il cervello umano si è evoluto per ricevere la marijuana? "Ritenemmo che un tale recettore non può esistere in funzione solo di un composto vegetale" fu la conclusione.

Già altre droghe erano state trovate, come l'oppio, che si legano a livello molecolare con recettori cerebrali destinati alle endorfine, gli analgesici naturali del corpo. Mechoulam e Devane decisero di cercare la versione naturale del THC, e nel 1992 annunciarono di aver scoperto una molecola lipidica che si lega in modo naturale al recettore dei cannabinoidi. "A oggi, sono stati pubblicati su di essa circa 12.000 studi", aggiunge Mechoulam con orgoglio.

Come agisce l'anandamide ?

Le anandamidi sono prodotte dal nostro cervello e dal nostro corpo allo scopo di ottenere una specie di equilibrio yin-yang biochimico, e non danno, dice Mechoulam, lo sballo accentuato della marijuana. "Sotto l'aspetto chimico, sono completamente diverse dal THC. Ma si legano agli stessi recettori nello stesso modo". Quando lo scopo è raggiunto, le anandamidi vengono degradate rapidamente, invece di durare a lungo come i metaboliti del THC che restano presenti nel corpo per settimane.

"Per come la vedo io, il nostro corpo contiene sostanze che amplificano le reazioni biochimiche, e sostanze che le riducono e rallentano", dice Mechoulam. "L'anandamide è fondamentalmente un composto che rallenta le reazioni; per esempio, riduce la formazione di molti neurotrasmettitori ad azione stimolante".

Nei cuccioli dei mammiferi, le anandamidi svolgono un compito di sopravvivenza: l'azione istintiva del succhiare il latte sembra sia legata strettamente alla loro presenza. "Se impediamo al sistema di ricevere le anandamidi," spiega Mechoulam, "l'atto del succhiare non si verifica".

Gli scienziati oggi possono creare, con l'ingegneria genetica, ceppi di topi privi dei recettori delle anandamidi. ""Li chiamiamo topi 'knock-out'... e tutto sommato se la cavano abbastanza bene", dice Mechoulam, ma aggiunge che i topi knock-out muoiono più giovani di quelli sensibili all'anandamide, e non si riproducono altrettanto bene. Come vivrebbe un essere umano con l'incapacità congenita di produrre o utilizzare anandamidi? "Non credo che riuscirebbe a sopravvivere fino alla nascita ", risponde Mechoulam. "Comunque è probabile che sarebbe una vita molto difficile".

Ma dopo le scoperte delle precedenti ricerche sul neurotrasmettitore dopamina, è logico supporre che esistano esseri umani che producono troppa anandamide o troppo poca, spiega Mechoulam. "Esistono individui con moltissima dopamina che sono schizofrenici, e altri che non ne hanno abbastanza. "La carenza di anandamide può portare nei mammiferi ad aborti spontanei", dice Mechoulam. "Ed è logico pensare che in uno stato di malattia il sistema delle anandamidi resti bloccato".

Ma in un essere umano, verificare il livello corretto di anandamide richiederebbe una dolorosa puntura spinale, per trovare la specifica sostanza prodotta dalla degradazione delle anandamidi; per questo motivo, la ricerca resta confinata a ratti, topi e ricci di mare. "Non possiamo eseguire su esseri umani, a solo scopo di ricerca, una procedura dolorosa" dice Mechoulam.

In tutto il mondo, in culture diverse con le più disparate strutture socioeconomiche, gli studi hanno mostrato che è sempre un 10% della popolazione che fuma marijuana. Che siano le persone con un basso livello congenito di anandamidi?

Secondo Schoel, domande come questa troveranno presto risposta, ora che paesi come Canada e Olanda consentono l'uso ricreativo di marijuana mentre in Israele e in America continuano le ricerche sulle anandamidi. In America, tuttavia, "c'è un grave scollegamento tra il mondo politico e la scienza della biochimica", che impedirà ancora per molto tempo la legalizzazione della marijuana. Ma già oggi esistono siti Internet che vendono anandamidi e una sostanza sintetica analoga al THC ma legale, che, stima Schuel, è da 100 a 1000 volte più potente della marijuana.

La Israeli Connection

Secondo Schuel, il motivo principale per cui le ricerche su THC e anandamidi hanno la loro base in Israele, invece che in qualche 'Mecca della droga' come Olanda o Canada, è che il Dott. Mechoulam ha deciso di vivere lì. "E' lui il pezzo grosso; io sono solo un pesciolino nello stagno" è il complimento di Schuel al vecchio Mechoulam, che oggi ha 72 anni.

"Oggi c'è un bel po' di gente, centinaia di gruppi che ovunque lavorano sui cannabinoidi", si schermisce Mechoulam. "Il mondo non è più fatto di nazioni isolate. Che i miei colleghi ricercatori siano in Canada, Francia, Spagna, o al NIH o in California, oggi siamo in contatto continuo. Proprio adesso ho in in rassegna diversi studi destinati alla pubblicazione".

Schuel ritiene che la ragione per cui furono gli ebrei ad aprire la strada delle ricerche sulla marijuana risale alla II Guerra Mondiale, e non ha niente a che vedere con le droghe. "Hitler cacciò tutti i fisici ebrei, e loro vennero in America e costruirono la Bomba", dice, riferendosi alla tradizione ebraica dell'indagine intellettuale.

"Studiare per il gusto di studiare è un'intrapresa gloriosa", dice Schuel, notando che oggi nel mondo a studiare i cannabinoidi sono un'infinita varietà di persone di ogni etnia. Rispetto alla loro percentuale sulla popolazione mondiale, gli ebrei sono attratti da carriere nella scienza, nella ricerca accademica o nello scrivere più spesso che altri gruppi demografici, osserva; così è naturale che siano stati ricercatori ebrei a inoltrarsi per primi nel campo esoterico delle ricerche sulla marijuana.

Nel numero di gennaio 2003 della rivista High Times, lo scrittore Chris Bennett afferma che nell'antica civiltà ebraica re e capi religiosi facevano uso di un olio da unzione contenente estratti di marijuana in larga quantità. Da qui Bennet, che appoggia le sue tesi con ampie citazioni storiche e scritturali, passa a parlare di Gesù, che potrebbe esser stato chiamato Cristo perchè unto con questo olio, chiamato "kaneh-bosem" e riservato ai re.

"L'unzione era comune tra i re di Israele; era il segno e il simbolo della regalità", scrive Bennet. "Quei re guidarono il loro popolo grazie alla conoscenza raggiunta con l'uso del sacro olio, che li conduceva a essere 'posseduti dallo spirito del Signore'. La missione di Gesù segnò il ritorno tra gli ebrei dei re-messia, e così il riemergere dell'olio sacro", continua l'articolo. "Gesù fu chiamato il Cristo perchè violò il tabù del Vecchio Testamento sull'olio di cannabis, e lo distribuì liberamente in riti d'iniziazione e per guarire malati e feriti".

Forse le affermazioni dei Rastafariani, che la marijuana è un sacramento che avvicina a Dio, e che loro sono una delle tribù perdute di Israele, non sono troppo lontane dalla verità.

Siamo tutti "sballati" ?

Ogni essere umano (compresi genitori, politici, giudici, poliziotti e carcerieri) è ogni giorno in sballo naturale da anandamide - tranne forse coloro a cui mancano i geni che permettono di produrre e di usare questa sostanza THC-simile.

Grazie a Mechoulam e Schuel, presto avremo cure mediche a base di anandamidi o di cannabinoidi per aiutare gli insonni, gli inappetenti, chi ha avuto un ictus o una malattia cardiaca, chi soffe di asma o di glaucoma, chi è troppo inquieto o troppo ansioso, e per molti altri e svariati problemi.

Quando quel giorno arriverà, forse sarà eretto un monumento a memoria di tutti coloro che hanno sofferto o sono morti in prigione per aver usato o venduto una innocente pianta medicinale; e di chi ha dedicato la vita ad ampliare le conoscenze umane su marijuana, cannabinoidi e anandamidi.

 

testo originale: http://cannabismd.org/news/anandamides.php

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