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Rassegna stampa 2014 |
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9 aprile 2014
L'Italia produrrà farmaci alla cannabis
Sarà l'Istituto Farmaceutico militare di Firenze a lavorare i medicinali Al progetto collaborano il ministero della Difesa e quello della Salute
Resta da chiarire il nodo della coltivazione
L'Italia produrrà farmaci a base di cannabis.
Sarebbe qualcosa di più di un'indiscrezione
quella annunciata a mezza
bocca lunedì dal ministro della Sanità
Beatrice Lorenzin durante la trasmissione
Porta a Porta. Il governo sta lavorando
all'ipotesi di investire l'Istituto
Farmaceutico militare di Firenze per
la lavorazione dei medicinali a base di
cannabinolo che attualmente vengono
importati dall'estero e a costi elevatissimi.
L'intesa c'è. Al progetto lavorerebbe
lo stesso ministro Lorenzin insieme
al ministro della Difesa Roberta Pinotti
per la competenza sul Farmaceutico.
Non se ne sa di più, ma alla Difesa confermano.
La richiesta è arrivata dal ministero
della Salute e c'è la disponibilità
della Difesa per andare avanti.
Il progetto che evidentemente è ancora in fase
di studio, ma che è arrivato sul tavolo
dei dicasteri ed è quindi già un passo
oltre, potrebbe forse avvalersi della collaborazione
del Cracin di Rovigo, l'unico
Istituto autorizzato in Italia alla coltivazione
sperimentale della cannabis.
L'apertura alla produzione di farmaci
a base di cannabis, ripetiamo ancora
in fase di studio, arriva anche grazie alla
pressione esercitata da quelle Regioni
che in questi mesi hanno varato le
leggi per l'erogazione gratuita di questi
medicinali. Leggi però mai del tutto
applicate per mancanza dei regolamenti
attuativi, ma anche per le difficoltà di
reperibilità e i costi dei farmaci. Proprio
questo ha spinto molti Consigli regionali
a introdurre nelle nuove normative
una clausola - fino ad oggi inapplicabile
- che prevede la possibilità di stipulare
convenzioni con gli istituti autorizzati
alla coltivazione e alla produzione
dei farmaci. Se il progetto Lorenzin-
Pinotti dovesse trovare una sua forma
e andare in porto sarebbe una svolta
sia per le Regioni sul cui bilancio attualmente
ricadono i costi dei medicinali,
sia per i pazienti affetti da patologie
che trovano beneficio dall'uso del
cannabinolo (sclerosi multipla, neuropatie,
tumori e altro). Molti di loro oggi
sono esclusi dalla terapia proprio per
questioni economiche. Basta ricordare
che il Sativex, farmaco autorizzato
dall'Alfa, costa oggi circa 700 euro a
flacone, cioè un mese di terapia. E che
l'infiorescenza, cioè il Bedrocan, attualmente
importato dall'Olanda, costa circa
35 euro al grammo quando la posologia
media per un paziente affetto da
sclerosi è di due grammi al giorno. Lo
ha denunciato la Radicale Rita Bernardini
«in Italia soltanto 60 persone hanno
accesso alla cannabis per uso terapeutico
attraverso le Asl. Questo nonostante
la legge varata nel 2006 che consente
appunto l'uso farmacologico del
principio attivo».
Una piccola, grande, rivoluzione
dunque. Ma non una novità assoluta. A
parte le iniziative recenti come quella
del senatore Luigi Manconi che ha presentato
un progetto di legge proprio per chiedere la
produzione dei farmaci in Italia, l'ipotesi
di usare il Farmaceutico militare di
Firenze per la produzione di medicinali
a base di cannabinoidi era già stata
affrontata nel 2010. Ministro della Sanità
era allora Ferruccio Fazio , in quota
Pdl. L'ordine del giorno era stato
presentato dalla senatrice radicale Poretti.
Si voleva verificare l'opportunità
e la fattibilità tecnica e giuridica di una
produzione in Italia proprio presso il
Farmaceutico. In questo caso il progetto
prevedeva che per la produzione dei
farmaci venissero utilizzate le eccedenze
di produzione di cannabis dei centro
di ricerca per le colture industriali di
Rovigo . Il Dipartimento per le politiche
antidroga della Presidenza del Consiglio
dei ministri di allora disse sì. Confermando
l'impegno del governo a valutarne
la fattibilità. «Nel presupposto
- era scritto - che in Italia , non esistono
produttori farmaceutici, né italiani né
stranieri, che abbiamo mai richiesto
l'autorizzazione all'immissione in commercio
di medicinali a base di cannabis
(Thc) e che talune particolari categorie
di pazienti sono costrette a importare
tali farmaci dall'estero con notevole aggravio
di tempi di consegna e di spesa
rispetto al reale costo del farmaco».
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