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SALUTE

MEDICINE NON CONVENZIONALI

giovedi 02 Ottobre 2003

 
pag. 35 Gli altri effetti della Cannabis
Non solo
marijuana

I nuovi studi: stimola e controlla la fame, riduce il grasso, è un anti-età…
DI CLAUDIA BORTOLATO

La sua è una storia antica. Una storia vecchia (quasi) come il mondo: è citata, infatti, in un testo indiano del 2700 a.C. come rimedio utile, tra l’altro, per stimolare l’appetito, indurre la serenità e il sonno. Cresce ad ogni latitudine e da lei, con un particolare processo chimico chiamato estrusione, si potrebbe ricavare qualsiasi materiale, anche l’energia elettrica ottenuta tramite biomassa. Stiamo parlando della canapa, o meglio, della Cannabis sativa.
La pianta balza spesso agli onori della cronaca perché ciclicamente accende forti polemiche tra detrattori e sostenitori del suo impiego a scopi terapeutici, in particolare per il controllo del dolore, come si è già più volte parlato sulle pagine di "Salute". Delle tante potenzialità, delle problematiche che solleva, ma anche degli "altri", possibili impieghi di questa pianta si è parlato anche durante l’ultima edizione del "SANA" di Bologna, nello specifico durante il convegno «La nuova canapa: farmaco, alimento, cosmetico...», organizzato dall’ACT, Associazione Cannabis Terapeutica. Ma i cannabinoidi possono stimolare l’appetito e, al contrario, possono controllarlo, aiutando a ridurre il grasso corporeo. Vediamo che cosa sostiene la ricerca scientifica.

Una delle più interessanti e recenti scoperte? Il possibile, futuro impiego dei cannabinoidi per il controllo farmacologico dell’obesità. Lo dicono gli studi sperimentali condotti da ricercatori del Centro di Ricerca Biomedica Applicata del Policlinico S. Orsola Malpighi, di Bologna, coordinato dal professor Renato Pasquali. Il dottor Uberto Pagotto, del gruppo di ricerca, ha presentato i risultati dello studio (pubblicato sul numero di agosto del "The Journal of Clinical Investigation"). «Da millenni la Cannabis è conosciuta come un potente induttore dell’appetito. Negli ultimi anni numerosi studi hanno affrontato la relazione tra cannabinoidi e senso della fame. Sono state così prodotte evidenze anatomiche e funzionali che hanno scientificamente provato come i cannabinoidi agiscano sui neuroni cerebrali ipotalamici, che presiedono al controllo dell’appetito, e sui centri sovrasuperiori mesocorticolimbici, che controllano il piacere legato all’assunzione di cibo», dice Pagotto.
In sostanza, si è scoperto che l’organismo animale e umano produce cannabinoidi endogeni, i quali intervengono nelle aree ipotalamiche e sovraipotalamiche del cervello, agendo sui centri della fame e della sazietà, e pure su quello del piacere (che interagisce con i medesimi), modulando i neurotrasmettitori che stimolano e controllano l’appetito «I nostri studi condotti al CRBA del S.OrsolaMalpighi, in collaborazione con i ricercatori, sempre italiani, Daniela Cota e Giovanni Morsicano, del MaxPlanck Institute di Psichiatria di Monaco di Baviera, sono stati eseguiti su topi geneticamente modificati per non esprimere il recettore di tipo uno dei cannabinoidi. In questi animali, più magri rispetto ai topi normali, abbiamo messo in evidenza quali siano i neuroni coinvolti nel controllo da parte dei cannabinoidi del senso della fame, e soprattutto abbiamo notato, con sofisticati studi di tipo comportamentale e metabolico, che l’azione dei cannabinoidi non si esplica solo sul sistema nervoso centrale, ma anche in periferia, a livello del tessuto adiposo, dove i cannabinoidi possono stimolare la lipogenesi, mentre gli antagonisti dello stesso sistema possono bloccare tale stimolo».
Le sostanze ad azione antagonista dei cannabinoidi per limitare il senso della fame in soggetti affetti da disturbi alimentari o in pazienti obesi, si potrebbero dunque presto rivelare come una delle nuove e più interessanti speranze per la lotta all’obesità. «La ricerca è ancora in corso: se i risultati confermeranno le prime anticipazioni, si prevede la commercializzazione di un farmaco antiobesità fra circa due anni», conclude Pagotto.
Non basta: i semi della canapa sono ricchi di acidi grassi essenziali, in particolare di Omega 6 e Omega 3, sostanze necessarie per costruire e mantenere efficienti le membrane cellulari. Inoltre, l’olio di semi di canapa contiene buone percentuali di vitamina E che, notoriamente, è un potente antiossidante. Risultato: è un olio con proprietà antiage, idratanti, emollienti. Per questo, i cosmetici a base di olio di canapa si stanno imponendo come tra i più interessanti per contrastare l’invecchiamento e il deterioramento di pelle e capelli. E ancora: gli estratti di canapa potrebbero essere impiegati alla stregua di un farmaco per il trattamento di alcuni problemi cutanei di tipo infiammatorio, inclusi quelli a carattere cronico, come la psoriasi. Spiega la professoressa Ester Speroni, dell’Istituto di Farmacologia dell’Università di Bologna. «Se vengono somministrati per via orale, infatti, riescono a contrastare il processo infiammatorio ed in particolare il gonfiore che ad esso si associa. Se, invece, vengono utilizzati per via topica, ossia localmente, sono in grado di stimolare la riparazione dei tessuti interessati da lesioni cutanee».

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