Gli altri effetti della
Cannabis Non
solo marijuana I nuovi studi: stimola e controlla la fame, riduce il
grasso, è un anti-età… DI CLAUDIA BORTOLATO
La sua è una storia antica. Una
storia vecchia (quasi) come il mondo: è citata, infatti, in un
testo indiano del 2700 a.C. come rimedio utile, tra l’altro,
per stimolare l’appetito, indurre la serenità e il sonno.
Cresce ad ogni latitudine e da lei, con un particolare
processo chimico chiamato estrusione, si potrebbe ricavare
qualsiasi materiale, anche l’energia elettrica ottenuta
tramite biomassa. Stiamo parlando della canapa, o meglio,
della Cannabis sativa. La pianta balza spesso agli onori
della cronaca perché ciclicamente accende forti polemiche tra
detrattori e sostenitori del suo impiego a scopi terapeutici,
in particolare per il controllo del dolore, come si è già più
volte parlato sulle pagine di "Salute". Delle tante
potenzialità, delle problematiche che solleva, ma anche degli
"altri", possibili impieghi di questa pianta si è parlato
anche durante l’ultima edizione del "SANA" di Bologna, nello
specifico durante il convegno «La nuova canapa: farmaco,
alimento, cosmetico...», organizzato dall’ACT, Associazione
Cannabis Terapeutica. Ma i cannabinoidi possono stimolare
l’appetito e, al contrario, possono controllarlo, aiutando a
ridurre il grasso corporeo. Vediamo che cosa sostiene la
ricerca scientifica.
Una delle più interessanti e
recenti scoperte? Il possibile, futuro impiego dei
cannabinoidi per il controllo farmacologico dell’obesità. Lo
dicono gli studi sperimentali condotti da ricercatori del
Centro di Ricerca Biomedica Applicata del Policlinico S.
Orsola Malpighi, di Bologna, coordinato dal professor Renato
Pasquali. Il dottor Uberto Pagotto, del gruppo di ricerca, ha
presentato i risultati dello studio (pubblicato sul numero di
agosto del "The Journal of Clinical Investigation"). «Da
millenni la Cannabis è conosciuta come un potente induttore
dell’appetito. Negli ultimi anni numerosi studi hanno
affrontato la relazione tra cannabinoidi e senso della fame.
Sono state così prodotte evidenze anatomiche e funzionali che
hanno scientificamente provato come i cannabinoidi agiscano
sui neuroni cerebrali ipotalamici, che presiedono al controllo
dell’appetito, e sui centri sovrasuperiori mesocorticolimbici,
che controllano il piacere legato all’assunzione di cibo»,
dice Pagotto. In sostanza, si è scoperto che l’organismo
animale e umano produce cannabinoidi endogeni, i quali
intervengono nelle aree ipotalamiche e sovraipotalamiche del
cervello, agendo sui centri della fame e della sazietà, e pure
su quello del piacere (che interagisce con i medesimi),
modulando i neurotrasmettitori che stimolano e controllano
l’appetito «I nostri studi condotti al CRBA del
S.OrsolaMalpighi, in collaborazione con i ricercatori, sempre
italiani, Daniela Cota e Giovanni Morsicano, del MaxPlanck
Institute di Psichiatria di Monaco di Baviera, sono stati
eseguiti su topi geneticamente modificati per non esprimere il
recettore di tipo uno dei cannabinoidi. In questi animali, più
magri rispetto ai topi normali, abbiamo messo in evidenza
quali siano i neuroni coinvolti nel controllo da parte dei
cannabinoidi del senso della fame, e soprattutto abbiamo
notato, con sofisticati studi di tipo comportamentale e
metabolico, che l’azione dei cannabinoidi non si esplica solo
sul sistema nervoso centrale, ma anche in periferia, a livello
del tessuto adiposo, dove i cannabinoidi possono stimolare la
lipogenesi, mentre gli antagonisti dello stesso sistema
possono bloccare tale stimolo». Le sostanze ad azione
antagonista dei cannabinoidi per limitare il senso della fame
in soggetti affetti da disturbi alimentari o in pazienti
obesi, si potrebbero dunque presto rivelare come una delle
nuove e più interessanti speranze per la lotta all’obesità.
«La ricerca è ancora in corso: se i risultati confermeranno le
prime anticipazioni, si prevede la commercializzazione di un
farmaco antiobesità fra circa due anni», conclude
Pagotto. Non basta: i semi della canapa sono ricchi di
acidi grassi essenziali, in particolare di Omega 6 e Omega 3,
sostanze necessarie per costruire e mantenere efficienti le
membrane cellulari. Inoltre, l’olio di semi di canapa contiene
buone percentuali di vitamina E che, notoriamente, è un
potente antiossidante. Risultato: è un olio con proprietà
antiage, idratanti, emollienti. Per questo, i cosmetici a base
di olio di canapa si stanno imponendo come tra i più
interessanti per contrastare l’invecchiamento e il
deterioramento di pelle e capelli. E ancora: gli estratti di
canapa potrebbero essere impiegati alla stregua di un farmaco
per il trattamento di alcuni problemi cutanei di tipo
infiammatorio, inclusi quelli a carattere cronico, come la
psoriasi. Spiega la professoressa Ester Speroni, dell’Istituto
di Farmacologia dell’Università di Bologna. «Se vengono
somministrati per via orale, infatti, riescono a contrastare
il processo infiammatorio ed in particolare il gonfiore che ad
esso si associa. Se, invece, vengono utilizzati per via
topica, ossia localmente, sono in grado di stimolare la
riparazione dei tessuti interessati da lesioni
cutanee».