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Rassegna stampa 2004
11 ottobre 2004
L'esperimento autorizzato dal ministero della Salute in un istituto tecnico di Monselice, nel padovano
Cannabis nella serra della scuola
"Faremo marijuana terapeutica"

di SAVERIO CORRER

PADOVA - Per la prima volta la cannabis, quella che quasi tutti identificano solo con lo spinello, entra a scuola dalla porta principale, in nome della ricerca medico-scientifica. Ad aprire lo spiraglio, per una sperimentazione unica in Italia, č stato l'istituto tecnico statale J. F. Kennedy di Monselice, nel padovano, per ospitare un progetto dell'Istituto sperimentale per le colture industriali (Isci) di Bologna. Il preside, Giuseppe Cipriani, ha infatti messo a disposizione le serre e le attrezzature della sezione agraria per la coltivazione su 50 metri quadri di circa 200 piante di cannabis sativa. Č questo il nome botanico della canapa industriale o da fibra (che comprende anche la marijuana), che da quasi un decennio č oggetto di studio da parte dell'Isci e, da un paio d'anni, anche della sua sezione di Rovigo.

Obiettivo del progetto, coordinato da Giampaolo Grassi, primo ricercatore del Consiglio per la ricerca in agricoltura, č quello di individuare le condizioni ottimali di allevamento in vaso della cannabis, con quattro tecniche diverse per 20 varietā (nessuna contenente il Thc, il tetraidrocannabinolo responsabile degli effetti del fumo di marijuana), mettendo a confronto diversi mix di terricci e fertilizzanti. I risultati, attesi a breve, dovrebbero poi essere trasferiti alla realtā produttiva, e non solo a quella erboristica, alimentare e cosmetica, ma anche a quella farmaceutica. E' quest'ultimo aspetto che rende particolarmente interessante la sperimentazione, autorizzata dal ministero della Salute e finanziata con 13mila euro, oltre che da un'azienda olandese, anche da una decina di famiglie che, sopperendo alla mancanza di fondi pubblici per la ricerca, sperano nelle future applicazioni terapeutiche della cannabis.

In campo, a Novara, c'č giā la facoltā di Farmacia dell'Universitā del Piemonte orientale che, insieme ad altri partner stranieri nell'ambito di un progetto europeo, ha in programma l'utilizzo dei princėpi attivi della sperimentazione in corso per fini medico-terapeutici. Del resto sono giā noti diversi usi terapeutici dei derivati della cannabis: contro la nausea e il vomito in chemioterapia, per stimolare l'appetito nei malati di aids (indicazioni accettate in molti Paesi europei ma non in Italia); oppure, ma si tratta di indicazioni ancora in corso di studio, contro la sclerosi multipla, come antidolorifico, nei traumi cerebrali (ictus compreso), nell'artrite reumatoide, nell'epilessia. In Spagna, sono in corso sperimentazioni cliniche del Thc per la cura dei tumori cerebrali infantili, mentre il ministero della Salute olandese distribuisce dal 2001 cannabis sativa a 10 euro al grammo.

L'Italia č in forte ritardo, e non solo per la legislazione in materia di stupefacenti che rende difficile e rischiosa ogni iniziativa legata alla cannabis. Basti pensare al caso di una malata terminale di cancro veneziana morta senza poter utilizzare i farmaci antidolorifici a base di cannabis che il giudice aveva ordinato all'Usl di fornire gratuitamente ma che la burocrazia ha fatto arrivare troppo tardi. "Non incoraggiare le sperimentazioni" commenta Grassi, "significa togliere una possibilitā a molti malati che non ne hanno altre".
(11 ottobre 2004)

 

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