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Notizie dal mondo della Ricerca - Sclerosi multipla
Le potenzialita' terapeutiche dei derivati della Cannabis nel trattamento dei sintomi associati alla sclerosi multipla hanno trovato una importante conferma nei risultati di una ampia sperimentazione condotta da ricercatori inglesi della Universita' di Plymouth, pubblicati lo scorso 7 novembre sulla autorevole rivista scientifica Lancet.

Lo studio CAMS (Cannabinoids in Multiple Sclerosis) ha coinvolto oltre 630 pazienti affetti da sclerosi multipla, trattati alternativamente con un estratto naturale di cannabis, con un cannabinoide sintetico o con un placebo.

I risultati dello studio sono parzialmente contraddittori: in particolare per quanto riguarda la spasticita', misurata utilizzando una scala di valutazione obiettiva (scala di Ashworth) non sono emerse differenze statisticamente significative tra i pazienti trattati con derivati della cannabis e quelli trattati con placebo (pur essendovi un trend favorevole ai derivati della cannabis). Lo studio dimostra invece un significativo miglioramento della capacita' di deambulazione, misurata con metodica standardizzata, nei pazienti trattati con cannabis, i quali riferiscono inoltre una significativa riduzione di sintomi quali il dolore, gli spasmi muscolari, la spasticita', i disturbi del sonno. La incidenza di effetti collaterali tra i pazienti trattati e' stata molto bassa, confermando la scarsa tossicita' di queste sostanze.

LO STUDIO IN DETTAGLIO
657 pazienti affetti da SM sono stati trattati, in doppio cieco, o una capsula di estratto di cannabis contenente 2.5 mg di THC e 1.25 mg di CBD (Cannador), o con capsule di THC sintetico (Marinol) o con un placebo.
La sperimentazione e' durata 15 settimane ed e' cominciata con una fase di aggiustamento della dose di 5 settimane: durante tale periodo, i pazienti sono stati richiesti di aumentare la loro dose di una capsula due volte al giorno ad intervalli settimanali fino ad una dose massima giornaliera di 10-25 mg di THC (a seconda del peso corporeo).
Se si presentavano effetti collaterali, ai pazienti veniva consigliato di non aumentare la dose.
La cura e' stata generalmente ben tollerata. Non e' stato rilevato un miglioramento obiettivo della spasticita' misurata secondo la scala di Ashworth. Tuttavia, si e' rilevata una tendenza ad un lieve miglioramento nei pazienti sotto cannabis e THC, con una riduzione sul totale del punteggio di Ashworth di 0.32 per la cannabis e di 0.42 per il THC rispetto al placebo. Si e' rilevato, invece, un effetto curativo per quanto riguarda certi sintomi soggettivi. Il 61% ed il 60% dei pazienti cui sono stati somministrati, rispettivamente, estratto di cannabis e THC hanno riferito un miglioramento della spasticita', rispetto al solo 46% di quelli sotto placebo. Per il dolore le cifre corrispondenti sono state, rispettivamente, 42%, 35% e 26%. E' stato inoltre dimostrato un miglioramento della capacita' di deambulazione.

I COMMENTI
Sul significato da attribuire a questi dati, ed in particolare alla discrepanza tra il dato risultante dalla misurazione "obiettiva" della spasticita' da parte dei medici e il miglioramento soggettivo riferito dai pazienti, si e' sviluppato un vivace dibattito.
"C'e' una fascia di positivi ed una di negativi" ha detto alla Reuters il dott. John Zajicek, che ha diretto lo studio. "La ricerca solleva il problema di decidere se e' piu' importante la valutazione del medico o la prospettiva del malato".
Sono state mosse parecchie critiche alla scala di misurazione adottata e lo stesso prof. Alan Thompson, coautore dello studio, ha riconosciuto che la valutazione ottenuta con la scala di Ashworth e' molto differente da quello che il paziente percepisce nella vita quotidiana. "Le osservazioni ricavate dal medico muovendo su e giu' la gamba di un paziente mentre questi si trova in posizione di riposo, sdraiato su un lettino, non necessariamente riflettono i benefici percepiti dal paziente quando sta in piedi, cammina, svolge le sue attivita' quotidiane".
"Io ritengo che se c'e' un conflitto, cio' che e' importante e' la percezione del malato e quindi considero i risultati piuttosto incoraggianti" ha dichiarato all'Associated Press il dott. Roger Pertwee, professore di neurofarmacologia all'Universita' di Aberdeen.
In un commento ai risultati, apparso sullo stesso numero del Lancet, l'editorialista ha sostenuto che nell'attesa che ulteriori studi chiariscano gli aspetti controversi "i cannabinoidi dovrebbero essere tenuti in considerazione in tutti quei pazienti in cui i trattamenti convenzionali non controllano adeguatamente i sintomi dei pazienti".

LE PROSPETTIVE
Questi dati saranno sufficienti per convincere le autorita' inglesi ad autorizzare la registrazione di specialita' medicinali a base di cannabis per il trattamento della sclerosi multipla? Secondo il dott. John Zajicek, che ha diretto lo studio, ce n'e' abbastanza per avanzare una richiesta in tal senso. Dello stesso parere si e' detto Mike Donovan, presidente della Multiple Sclerosis Society britannica, che ha dichiarato: "Sulla base delle evidenze disponibili, la MS Society ritiene che questa terapia debba essere resa disponibile, attraverso il Sistema Sanitario Nazionale, a tutti i pazienti che possono potenzialmente trarne beneficio."

Fonti:

John Zajicek et al. on behalf of the UK MS Research Group. Cannabinoids for treatment of spasticity and other symptoms related to multiple sclerosis (CAMS study): multicentre randomised placebo-controlled trial.
Lancet 2003 Nov 8;362(9395):1517-1526.
 

Metz L, Page S. Oral cannabinoids for spasticity in multiple sclerosis: will attitude continue to limit use?
Lancet. 2003 Nov 8;362(9395):1513
 

 

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