(s.p.) La questione dell'uso della canapa a scopi terapeutici,
emersa con forza anche grazie all'esperienza di un ragazzo riportata sul
Gazzettino, ha riacceso la discussione intorno a questi temi. E un nuovo
contributo viene da Livio Ferrari, direttore del Centro francescano
d'ascolto di Rovigo, nonché coordinatore nazionale del Seac, il
Coordinamento degli enti e associazioni che si occupano di volontariato
penitenziario.
Secondo
Ferrari, bisogna chiedersi se l'uso medico è un discorso diverso
rispetto alla più generale richiesta di legalizzazione, oppure se si
tratta di un movimento che vuole la "farmaceutizzazione" della
canapa. «Nella prima possibilità - spiega il direttore del Centro di
ascolto - il diritto dei malati a usare la canapa sarebbe una priorità,
mentre nella seconda le cose sarebbero ben distinte: le pillole ai
malati per la salute del corpo e ai sani l'illegalità dell'assunzione.
L'ipotesi della medicalizzazione della canapa - continua Ferrari - sta
sempre più prendendo piede, a seguito di diversi autorevoli rapporti di
organi scientifici che hanno riconosciuto per la prima volta in sede
ufficiale la sua validità terapeutica, auspicando la trasformazione
della pianta in specialità farmaceutica e decurtandola perciò dal
messaggio che evoca lo spinello. In effetti la "farmaceutizzazione"
della canapa risponde a esigenze di prudenza politica, più che di
rigore scientifico, con lo scopo di separare drasticamente la funzione
medica da quella di droga».
E
conclude Ferrari: «I prodotti chimici, sempre a detta degli esperti,
hanno proprietà inferiori e in alcuni casi pericolose. La questione,
comunque, evidenzia le enormi contraddizioni della nostra organizzazione
sociale, della legislazione, della morale corrente e del mercato,
sottolineando come tutti affrontino il rapporto con le droghe e i
farmaci in modo simulato. Entrati nel terzo millennio, è certamente
vero che le sostanze e i comportamenti d'abuso si sono rinnovati e
moltiplicati in modo abnorme, ma è altrettanto vero che la
tossicodipendenza continua a essere terreno di scontro senza alcuna
nuova scelta, come l'alcolismo continua a fungere da grave ed estesa
piaga».
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